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Visualizzazione dei post da agosto, 2022

Chopinizzazione di Liszt

 Poiché Liszt ha scritto centinaia di brani diversi e ha attraversato diverse fasi creative, a seconda del tipo di programma scelto dall'esecutore viene fornita un'interpretazione e una versione culturale completamente diversa di questo Autore. Nel caso delle incisioni di Lilia Zilberstein 1996, di Valentina Lisitsa 2013, nonché, in parte, di Khatia Buniatishvili 2011, vengono fornite interpretazioni di Liszt, tramite la scelta del programma offerto, che oscillano tra il religioso e il salottiero, escludendo in parte il Liszt più d'avanguardia (ricercatore) o quello più inquietante (del parossismo stilistico e virtuosistico). Sembra quasi che prevalga, nella scelta dei programmi di cui sopra (l'importanza della scelta dei brani, ossia del programma, per la storia della cultura, è fuori discussione, cfr., p.es., di Piero Rattalino,  Piano recital: l'evoluzione del gusto musicale attraverso la storia del programma da concerto , 1992)  una visione personale di tipo irr

Liszt: Berceuse (seconda versione) S174b/R57b

 In brani come questo di Liszt (come anche in alcune delle migliori pagine di Scriabin), si intravvede per un istante la presa di possesso dell'inconcepibile e la sua espressione.

Schubert: Impromptu n. 1 per pianoforte in do minore, D 899 (Op. 90)

Così Glenn Gould su Schubert: "...anche se a molti sembrerà un'eresia, sono ben lungi dall'essere un patito di Schubert e faccio fatica ad abituarmi alle strutture ripetitive tipiche di gran parte della sua musica; l'idea di dover star fermo ad ascoltare i suoi interminabili tentativi mi irrita spaventosamente, è una tortura". (in No, non sono un eccentrico, Torino, EDT, 1989, p. 117; tit. Orig.: Non, je ne suis pas du tout un excentrique, 1986, Librairie Artheme Fayard ; da " Week-end Magazine ", 1956 ). Devo dire che, da profano del pianoforte, concordo con tale giudizio, con particolare, ma non esclusivo riguardo per la musica pianistica (suppongo che il giudizio di Gould si estendesse all'intera musica di Schubert, che del resto in molti luoghi presenta le caratteristiche sopra descritte). Ciò premesso (e aggiungerei anche, quali motivi di disagio per l'ascoltatore di Schubert, il suo continuo utilizzo del contrasto tra piano  e forte  e dell

Ouverture del King Manfred di Carl Reinecke

Genere meraviglioso, che permette di prefigurarsi l'intero dramma di un'opera lirica, senza essere costretti a sorbirsela, ma bensì godendola nei suoi puri valori musicali, ossia puramente strumentali, l'ouverture non si smentisce nel caso dell'opera in oggetto, di Reinecke. L'opera per intero verrà incisa probabilmente tra molto tempo (o mai), e non perché sia peggiore di molte altre, iper-rappresentate, di altri autori, ma solo perché vittima di una congiuntura sfavorevole o di una tradizione meno consolidata. Salvata dall'oblio con un paio d'incisioni, la sola ouverture basta e avanza: così l'ascoltatore può immaginarsi un'opera bellissima.

Il problema della fuggevolezza del tempo (del bello) in musica e la ripetitività come risposta

Il problema in oggetto è ciò che ha relegato la musica al gradino più basso delle arti, perché posso fermarmi a guardare una statua e un quadro e fermarmi a riflettere mentre sto leggendo un passo di una poesia o di un romanzo, ma non posso contemplare con pari tranquillità un passo musicale, se non riascoltandolo. Pertanto la ripetizione è l'unica risposta al problema.

Una promessa mancata

Riascoltando la seconda sinfonia di Carl Reinecke (primo movimento), si fatica a scacciare l'impressione che, date le premesse boschive e fiabesche, la promessa di una grande storia romantica risulti tradita dall'Autore, perché non si esce mai da un ambito esclusivamente eufonico, intrappolati tra due false versioni di Mendelssohn e Brahms. Manca anche l'elemento dialettico (lo sviluppo non si avverte), sicché il romanticismo ne risulta più decorativo che epico. Anche l'elemento sentimentale del romanticismo (a tacere di quello sensuale) è raffrenato, non venendo peraltro sostituito a sufficienza da una componente magica e misteriosa. Ciò ovviamente a confronto con le opere migliori di Reinecke, perché sul suo essere autore romantico non vi sono dubbi.