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Nella Grande Storia Universale della Musica Strumentale di Algesio Erbi (20 tomi di 1.000 pagine ciascuno) leggo: Op. 9, n. 2, terzo movimento e Op. 9, n. 4, primo, secondo e quarto movimento (il riferimento è ai quartetti di Haydn) come esempi sommi di bellezza senza appesantimento della forma: singolare come si ricerchi la leggerezza in un'opera, quella di Erbi, peraltro molto pesante.

Il quartetto per archi in Re minore, Op. 76, n. 2 di Haydn

Quando Charles Rosen nel suo Stile classico deplorò come confusa quella splendida epoca della storia della musica che va sotto il nome di stile pre-classico o Empfindsamer Stil (Stile sensibile, o sentimentale), più o meno identificabile con gli anni '60 del '700, e identificabile - tra le altre opere di vario genere e autori vari - nei misconosciuti quartetti Op. 9 di Haydn e in parte in quelli dell'Op. 17 e dell'Op. 20 , non tenne conto della noia data dall'eccesso di simmetria, di cui i primi movimenti del tardo quartetto di Haydn in esame sono un esempio. Di tutto il quartetto si salvano il breve e apodittico terzo movimento, e l'ultimo, per la sua aura di Sturm Und Drang , mentre i primi due rappresentano una simmetria che di per sé dice poco.

La prima sinfonia di Mendelssohn

Proprio negli stessi anni in cui Beethoven, in base a un'estetica evoluzionistica e monumentale (ogni sinfonia dev'essere più lunga, significativa, impegnativa e monumentale della precedente), sia pure perseguita in modo non lineare (in base alla cosiddetta teoria della diversità delle sinfonie pari e dispari in Beethoven, coniata da alcuni musicologi) componeva la sua nona sinfonia, Mendelssohn componeva la sua prima sinfonia: di proporzioni equilibrate, drammatica, snella ed elegante, con uno stile che, secondo un metro di paragone con le sinfonie beethoveniane, potrebbe collocarsi tra la prima e la seconda sinfonia di Beethoven (quindi, in base ad una logica evoluzionistica, "indietro di venticinque anni"). In merito alla leggerezza, la prima sinfonia di Mendelssohn è da considerarsi storicamente più promettente della nona di Beethoven.

Romantico felice? Un'analisi estetica del quartetto in fa minore, Op. 80, di Mendelssohn

Ad un primo movimento dalla drammaticità concitata e addirittura straziante nello sviluppo, non segue una parentesi lirica, ma bensì un secondo movimento che costituisce quasi il secondo tempo del dramma. L'ultimo movimento riprende e rafforza il climax di concitazione, quasi che l'Autore si fosse prodigato nel superare sé stesso e nel dimostrare una capacità espressiva di segno opposto rispetto ai luoghi comuni sul suo stile.

Il secondo movimento del terzo quartetto, Op. 44 di Mendelssohn

Il moto perpetuo in ritmo di saltarello, analogo a quello del quarto movimento della sinfonia Italiana, in un brano in forma di scherzo con struttura di rondò (ABA), è qui più vellutato che nella sinfonia e le note ribattute, in particolare del violoncello, ricordano le onde del mare e a tratti anche quell'atmosfera soffusa e frenetica che ha reso celebre lo scherzo del Sogno di una notte di mezza estate .

Tre versioni del terzo movimento della Suite lirica di Berg

Secondo un approccio interpretativo di tipo fenomenologico-psicoanalitico (osservazione del fenomeno-ascolto del vissuto), nella versione del brano del quartetto Lasalle 1971, si sente lo stacco di due episodi, in cui gli strumenti imitano un'inquietante pioggia ("come ci si sente, quando questa ci sorprende", in termini fenomenologico-psicoanalitici). Nella versione del quartetto Juilliard 1970, l'espressionismo non risulta pervenuto ("è solo piacevole la sera là fuori", in termini fenomenologico-psicoanalitici). In quella dello Schoenberg Quartet del 2000-2001, non si nota né la piacevolezza estetizzante della versione del quartetto Juilliard 1970, né il vissuto espressionistico così chiaro della versione del quartetto Lasalle 1971 ("non si riesce a cavare una forma", in termini fenomenologico-psicoanalitici).

La superiorità estetica del quartetto per archi rispetto ad altri generi di musica strumentale

Scrive l'immaginario critico musicale Algesio Erbi, nella sua Grande storia universale del quartetto d'archi : "Data per presupposta la superiorità della musica strumentale su quella vocale, per tutte le ragioni indicate da quegli Autori dell''800 passati in rassegna così bene da Carl Dahlhaus nel suo L'idea di musica assoluta (Firenze, La nuova Italia, 1988, Tit. Orig.: Die Idee der Absoluten Musik , Kassel, 1976), possiamo tranquillamente affermare anche la superiorità estetica del quartetto d'archi rispetto ad altri generi di musica strumentale. Rispetto alla sinfonia, il quartetto presenta il vantaggio di rendere pressoché impossibile il ricorso da parte del compositore alla retorica magniloquente: quanto deve durare un movimento, prima di morire di noia? Quanto deve essere prolungato un crescendo, prima di chiamare un'ambulanza? Quanto dev'essere forte un tutti, prima di chiedere un risarcimento per possibili danni all'udito? Con buona pa