Il Galuppi di Napoli

Nelle sue tre incisioni di varie sonate per tastiera di Galuppi, suonate al pianoforte, Matteo Napoli compie un'operazione analoga a quella di Gould con Bach: rende fruibili e romantizza in senso intimistico (tramite l'uso del pianoforte invece del clavicembalo) brani che, se suonati su strumenti d'epoca, hanno invece un suono dal sapore arcaico. In particolare, la bellezza del suono del pianoforte esalta la qualità delle sonate di Galuppi. Del resto, in barba alle interpretazioni pseudostoricistiche su strumenti d'epoca, o simil d'epoca, tutti i tipi di brani risultano migliori, suonati su questo strumento, anziché sul clavicembalo. Sostenere il contrario, sarebbe come dire che nel medioevo - potendo scegliere - le persone avrebbero preferito un carretto all'automobile, per il solo fatto che l'automobile ai tempi loro non esisteva. Oltre a ciò, c'è da dire che molti movimenti di sonate per vari strumenti di vari autori barocchi consistono in trascrizioni di melodie operistiche, quindi con ogni probabilità il compositore aveva in mente il timbro della voce umana quando scriveva musiche da camera. Pertanto, anche dal punto di vista dell'estetica filologica, ritenere che sonate per clavicembalo suonino meglio al clavicembalo che al pianoforte è falso, perché tra i due timbri, quello del clavicembalo e quello del pianoforte, è quest'ultimo che si avvicina maggiormente a quello della voce umana.

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