Storia degli stili musicali attraverso le epoche oppure attraverso le singole opere dei vari autori

 Nei suoi Fondamenti di storiografia musicale (Tit. Orig.: Grundlagen der Musikgeschichte, Koln, Arno Volk Verlag Hans Gerig K.G., 1977; tr. it., 1980, Discanto Edizioni, Fiesole), Carl Dahlhaus pone la questione di cui all'oggetto. Nell'ambito delle sue articolate argomentazioni, trovo di particolare interesse lo spunto in cui Dahlhaus pone come un problema la sussistenza di stili attraverso le epoche (e i vari pregiudizi connessi a tale fondamento storiografico) o, per contro, la sussistenza solamente di stili all'interno delle singole opere o comunque caratterizzanti i singoli autori, senza che questi stili siano comuni a vari autori o costituiscano tratti specifici di un'epoca. Uno dei tantissimi esempi calzanti in merito a tale questione potrebbe essere rilevato a proposito dello stile sensibile o sentimentale che pure Dahlhaus cita all'interno di tale saggio (cap. 2: "Storicità e carattere artistico", p. 25). Mi riferisco per esempio al fatto che autori come Carl Philipp Emanuel Bach e Quantz, ad esempio nei loro rispettivi concerti per vari strumenti, da un lato sembrano appartenere entrambi in qualche modo al cosiddetto stile sensibile o sentimentale, dall'altro, ascoltando attentamente e in sequenza tutte le loro opere disponibili, sembra rilevare in misura molto maggiore la differenza tra i due, specialmente con riguardo al fatto che mentre Quantz (e mi riferisco in particolare, ma non esclusivamente, agli adagi, tra i quali trovo opportuno citare quello del concerto per flauto e archi in do maggiore, nell'edizione RCA suonata da James Galway con la Wurttembergisches Kammerorchester,  1991) sembra adottare uno stile più propriamente sentimentale (definirei tale stile come una propensione alla cantabilità negli adagi e alla drammaticità negli allegri, con prevalenza del modo minore in entrambi, ma comunque - in generale - in maniera meno tagliente e apodittica di quanto si sviluppò immediatamente dopo, nello Sturm Und Drang musicale), Carl Philip Emanuel Bach invece, con il suo continuo gusto per i repentini e insistenti passaggi dal piano al forte e le sue modulazioni a ogni piè sospinto, sembra adottare uno stile che solo in parte può dirsi sentimentale, ma che in prevalenza mi sentirei di definire bizzarro, barocco nel senso letterario del termine, cioè volto più che altro a stupire l'ascoltatore, o a differenziarsi quanto più possibile dalla teoria degli affetti del Barocco musicale, insistendo cioè in modo dimostrativo sulla rappresentazione di più affetti in un brano (anziché appunto rappresentare un solo affetto per ogni brano, come prescritto dalla teoria degli affetti). Sull'importanza degli adagi nell'Empfindsamer Stil (rispetto all'importanza assunta nello stile classico dagli allegri sinfonici, quale processo comunque di emancipazione della musica strumentale da quella vocale), cfr. Carl Dahlhaus, Beethoven e il suo tempo, Torino, EDT,  1990, p. 91, Tit. Orig. Ludwig van Beethoven und Seine Zeit, 1987, Laaber-Verlag, Laaber.

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