Il centro dell'universo musicale

Il centro dell'universo musicale dev'essere un luogo incontaminato, la cui bellezza sia inoppugnabile e di plastica evidenza, percepibile da ogni angolazione. Perciò è necessario organizzare un concorso in cui un'apposita commissione stabilisca quali composizioni possono gareggiare tra loro per ottenere tale titolo. La mia proposta - dico sommessamente "oggi", stante l'ineliminabile quota di volubilità umana di cui è preda anche il pensiero più platoneggiante - cade sulle sonate per gravicembalo di Pietro Domenico Paradisi. Ma vediamo qui di seguito i vantaggi di tali sonate in termini estetici. Innanzitutto, se prese con buona regolarità nella scansione ritmica, offrono un senso impareggiabile di serena simmetria, esente, come tutti i brani al clavicembalo, da costruzioni drammatiche basate sull'escursione dinamica. Inoltre, il procedimento compositivo potrebbe essere definito "per gemmazione", cioè con giustapposizione di episodi senza uno sviluppo (e quindi, nuovamente, in senso anti-drammatico), come ben spiegato da Giulia Giachin nella voce di DEUMM dedicata all'Autore. Anche l'arcaismo contribuisce a conferire alle sonate un'aura mitologica, a più forte ragione trattandosi di arcaismo simulato, dato che in musica, l'idea che si esprime vale più di ogni presunta autenticità fenomenica. In concorso anche, con le loro sonate, Giovanni Battista Pescetti, Domenico Alberti e Baldassarre Galuppi. Stranamente escluso dalla commissione - "per l'ineguaglianza dello stile" - Domenico Scarlatti.

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