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Il primo movimento del terzo quartetto per archi di Cherubini

Qui il piglio del tema principale riguarda molto da vicino lo Sturm Und Drang e in particolare i primi movimenti dei quartetti in modo minore dell'Haydn della misconosciuta Op. 9 e dell'Op. 20, con il loro stile teso e drammatico.

Il secondo quartetto per archi di Cherubini

Il finale del primo movimento, con la coda che ritarda oltre misura la ricaduta sulla tonica, ricorda ancora il finale del primo movimento dell'ottava sinfonia di Beethoven. Lo scherzo - in forma di rondò di tipo particolare - ha per tema iniziale e finale del movimento un moto perpetuo e per tema centrale, nel trio, una melodia ribattuta e pigolante del violino sullo sfondo di pizzicati (che fa lo strano effetto di un involucro che tiene prigioniero un essere minuto). Il movimento finale è tra i più robusti esempi di brano incisivo e drammatico. Non saprei qualificare lo stile di tale quartetto, se non coniando il neologismo della categoria dell'"ultraclassico".

Due Scherzi di Cherubini

Il primo è quello del primo quartetto per archi, che consiste in un rondò in cui, a una bella nenia popolare dal sapore del sud Italia, si alternano alcuni episodi, tra i quali spicca un moto perpetuo in pianissimo, con un pizzicato sullo sfondo, che ricorda lo scherzo del Sogno di una notte di mezza estate di Mendelssohn. L'altro è lo Scherzo del quarto quartetto per archi, in cui il moto perpetuo al centro del brano, questa volta forte, all'unisono e vistosamente prolungato, causa volutamente una rottura nell'equilibrio del brano che non cessa di ricordarmi (non nella somiglianza esteriore, ma nella sua funzione estetica) il parossistico e provocatorio finale del primo movimento dell'ottava sinfonia di Beethoven.

A psychoanalytic reading of Cherubini's string quartets

"On classicist paroxysm," one could subtitle Cherubini's quartets. The closest stylistic world to them is the hyperclassicism of Beethoven's Eighth Symphony: the claim to fit incandescent poetic matter into paradigms of formal balance.

Una lettura psicoanalitica dei quartetti per archi di Cherubini

"Del parossismo classicistico", si potrebbero sottotitolare i quartetti di Cherubini. Il mondo stilistico ad essi più vicino è l'iperclassicismo dell'ottava sinfonia di Beethoven: la pretesa di far rientrare in paradigmi di equilibrio formale una materia poetica incandescente.

"Da una casa di morti" di Janacek

Con quest'opera, il cui mondo poetico e sonoro è vicino a quello di Wozzeck di Alban Berg, Janacek propone di fatto un'alternativa non atonale all'espressionismo della seconda scuola di Vienna. La potenza drammatica e la carica di denuncia sociale sono simili, nei due lavori dei due Autori. La carica drammatica viene raggiunta maggiormente a mezzo delle stridenti dissonanze nell'opera di Berg, mentre qui si perviene ad analogo effetto con la concitazione ritmica.

"From the House of the Dead" by Janacek

With this work, whose poetic and sound world is close to that of Alban Berg's Wozzeck , Janacek proposes a non-atonal alternative to the expressionism of the second Viennese school. The dramatic power and the charge of social denunciation are similar in the two Authors' works. In Berg's work, the dramatic charge is reached more by means of the strident dissonances, while here a similar effect is achieved through the rhythmic excitement.

Review of an imaginary concert event

On a beautiful sunny afternoon today, on the towpath of the Naviglio Grande in Milan, perhaps the most beautiful concert of the season was held by the Bli Ble String Quartet from Baltimore (US). They performed Janacek's memorable second quartet ("the highest peak of twentieth-century quartetism", according to Algesio Erbi, cfr. my previous post ) and Schumann's first quartet, with a culural journey back in time that highlighted the disconcerting beauty of the adagio of this second work, as enveloped in all the metaphysical, intimist aura of Schumann's poetic world. Speechless, the audience walked away without applauding, in almost religious silence, not to disturb the harmony that had been created at the end of the concert.

Recensione di un evento concertistico immaginario

In un bel pomeriggio di sole si è tenuto oggi sull'alzaia del naviglio grande, a Milano, il concerto forse più bello della stagione del Bli Ble String Quartet di Baltimora (US). Si è eseguito il memorabile secondo quartetto di Janacek ("la vetta più alta del quartettismo novecentesco", secondo Algesio Erbi, cfr. il mio post precedente ) e il primo quartetto di Schumann, con un percorso culturale all'indietro nel tempo che ha messo in risalto la sconcertante bellezza dell'adagio di questa seconda opera, come avvolto in tutta la metafisica, intimistica aura del mondo poetico schumanniano. Ammutolito, il pubblico si è allontanato senza applaudire, in quasi religioso silenzio, per non turbare l'armonia che si era creata a fine concerto.

Review of the imaginary Great Universal History of the String Quartet

This important, imposing, powerful and ponderous work (more than two thousand pages divided into six tomes of encyclopedic format, published by Qp Editore) represents perhaps the highest peak of musicological research of the great Algesio Erbi. It is impossible to list here the merits with completeness of detail, the particular, incisive operations of research and rediscovery transfused therein. We limit ourselves to pointing out only a few of the many merits of the work. Starting from the origins of the string quartet as a form of entertainment, explored down to the smallest details, the author rightly (and how could it be otherwise?) finds its roots in Haydn, with particular emphasis on the too often neglected Op. 9, so pervaded with tensions in pure Empfindsamer Stil , not forgetting the contemporary production of Boccherini, too often left in the shadows or the object of only generic praise and lacking in detailed analysis. On the subject of national schools, it is worth rememberin

Recensione della immaginaria Grande storia universale del quartetto d'archi

Questa importante, imponente, poderosa e ponderosa opera (più di duemila pagine suddivise in sei tomi di formato enciclopedico, edita da Qp Editore) rappresenta forse la vetta più alta delle ricerche musicologiche del grande Algesio Erbi. Impossibile elencarne qui i meriti con completezza di dettaglio, le particolari, incisive operazioni di ricerca e riscoperta ivi trasfuse. Ci limitiamo a segnalare soltanto alcuni dei numerosi pregi dell'opera. Partendo dalle origini del quartetto d'archi come divertimento, scandagliate fin nei minimi dettagli, l'Autore ne ritrova giustamente (e come potrebbe essere altrimenti?) le radici in Haydn, con particolare accento sulla troppe volte trascurata Op. 9, così pervasa di tensioni in puro Empfindsamer Stil , non tralasciando né la coeva produzione del Boccherini, troppe volte rimasta nell'ombra o oggetto di elogi soltanto generici e privi di analisi dettagliate, né la ancor più misconosciuta produzione quartettistica di Vincenzo Manf

Un confronto incrociato tra le esecuzioni del primo concerto per pianoforte e orchestra di Brahms (Pollini 1980 e Gould) e del secondo concerto per pianoforte e orchestra di Brahms (Pollini 1977 e Zimerman-Bernstein)

 Impareggiabile per stile epico il primo concerto per pianoforte e orchestra di Brahms di Gould, ma ugualmente mitologica l'esecuzione di Pollini 1980, sempre nel primo concerto per pianoforte e orchestra di Brahms, all'enunciazione del secondo tema da parte del pianoforte. Indubbio cavallo di battaglia di Pollini il secondo concerto per pianoforte e orchestra di Brahms (1977), ma, nel terzo movimento, Abbado adotta un andamento più lento rispetto all'esecuzione di Bernstein-Zimermann. In particolare, l'apertura del violoncello solista nel terzo movimento sembra più convincente nell'edizione dei Wiener con Bernstein, rispetto a quella dei Wiener con Abbado (1977).

Ultimo movimento del quartetto, Op. 32, n. 5 di Luigi Boccherini

In un movimento che assomiglia a un moto perpetuo, ma che è in forma sonata, con un classicissimo sviluppo nella parte centrale, la particolarità maggiore sta nel fatto che l'inizio del movimento stesso presenta, a mo' di risposta in un dialogo già avviato, la seconda metà del tema principale, che viene invece esposto  dall'inizio solamente un poco più avanti, nella sua interezza.  Come un dialogo, asimmetrico, pre-classico ed in perfetto Empfindsamer Stil, nonostante risalga probabilmente al 1780, già epoca aurea dello stile classico, secondo la classificazione di William S. Newman ( The Sonata in the Classical Era,  University of North Carolina Press, 1963).

Larghetto del quartetto in La maggiore, Op. 32, n. 4 di Luigi Boccherini

 Se è vero, come accennato da Dahlhaus ( Carl Dahlhaus, Beethoven e il suo tempo, Torino, EDT,  1990, p. 91, Tit. Orig. Ludwig van Beethoven und Seine Zeit, 1987, Laaber-Verlag, Laaber), che il movimento lento della sonata o del quartetto assume centralità nello Stile Sensibile (laddove nella sinfonia classica tale centralità l'assumerà l'allegro), anche come svincolo della musica strumentale da quella vocale con l'assunzione del ruolo - da parte della musica strumentale - di "musica assoluta" (ruolo che sarà fatto proprio dai romantici), allora l'accusa di frivolezza mossa a Boccherini da Charles Rosen nel suo Stile classico  (Milano, Feltrinelli, 1982, Tit. Orig.: The Classical Style, The Viking Press, New York, 1971; prima edizione italiana, 1979, Milano, Feltrinelli) - (Cfr. le definizioni della sua musica come "blanda e perfino anodina", p. 53 e, sui quintetti, la definizione di "brani piacevoli, ma scialbi", p. 306) è confutata da bra

Ludwig Tieck e la musica strumentale

 "Autonoma e libera", contrapposta a quella vocale che "è e rimane declamazione oratoria, per quanto sublimata" ( cit. in Carl Dahlhaus, Beethoven e il suo tempo, Torino, EDT,  1990, p. 78, Tit. Orig. Ludwig van Beethoven und Seine Zeit, 1987, Laaber-Verlag, Laaber). Liberi dal significato, in quanto ogni cosa diventa significante ed allude ad altro, ad un "altro" indefinito. E così all'infinito, con rimandi all'infinito: poesia o metafisica? O entrambe?

Ultimo movimento del quartetto Op. 46, n. 4 di Boccherini

 La perfetta manifestazione dello stile Sturm und Drang . Più in generale, la facilità di passaggio da uno stile di una serenità rarefatta a momenti di melos malinconico e drammatico dimostra la compartecipazione del Boccherini quartettista allo stile sensibile.

Storia degli stili musicali attraverso le epoche oppure attraverso le singole opere dei vari autori

 Nei suoi Fondamenti di storiografia musicale (Tit. Orig.:  Grundlagen der Musikgeschichte , Koln, Arno Volk Verlag Hans Gerig K.G., 1977; tr. it., 1980, Discanto Edizioni, Fiesole), Carl Dahlhaus pone la questione di cui all'oggetto. Nell'ambito delle sue articolate argomentazioni, trovo di particolare interesse lo spunto in cui Dahlhaus pone come un problema la sussistenza di stili attraverso le epoche (e i vari pregiudizi connessi a tale fondamento storiografico) o, per contro, la sussistenza solamente di stili all'interno delle singole opere o comunque caratterizzanti i singoli autori, senza che questi stili siano comuni a vari autori o costituiscano tratti specifici di un'epoca. Uno dei tantissimi esempi calzanti in merito a tale questione potrebbe essere rilevato a proposito dello stile sensibile o sentimentale che pure Dahlhaus cita all'interno di tale saggio (cap. 2: "Storicità e carattere artistico", p. 25). Mi riferisco per esempio al fatto che

La nascita della suddivisione in movimenti di sonate e concerti

In un'ipotetica e fantasiosa (ma non troppo) ricostruzione storica, già in epoca barocca le sonate e i concerti per uno o più strumenti, nella loro suddivisione in movimenti con caratteri diversi tra loro, possono essere nati come trascrizione delle arie delle opere, che avevano carattere drammatico alcune (primo movimento), cantabile altre (secondo movimento), di bravura, o virtuosistiche altre ancora (ultimo movimento). Così afferma, per esempio, William S. Newmann in The sonata in the Baroque era , Chaper Hill, The University of North Carolina Press, 1959, p. 29, a proposito delle sonate di Handel e Steffani. I tipi di arie erano peraltro nel '700 molto numerosi e dettagliati, come attestato da Roberto Zanetti, ("La musica italiana nel settecento", in  Storia della musica italiana da Sant'Ambrogio a noi , tomo primo, p. 335, nota). Tali trascrizioni strumentali della musica vocale avrebbero avuto la stessa funzione del disco, cioè di permettere di suonare - e c

Quartetto per archi n. 1 in re maggiore di Dittersdorf

 Raccoglie - pur essendo scritto in modo maggiore (ma con molte modulazioni che vi alternano il modo minore) - l'eredità del primo movimento del quartetto Op. 9, n. 4 di Haydn, in modo minore (quella fervida aria di Empfindsamer Stil), lungo una direttrice che punta dritto al romanticismo e che porta fino ai quartetti di Schubert, autore in cui l'alternanza di modo maggiore e minore si fa strutturale.

Dalle arie cantabili al romanticismo musicale

 Anna Amalie Abert, alle pp. 36-38 del capitolo "L'opera italiana", in Storia della Musica, L'età dell'illuminismo , The New Oxford History of Music, vol. VII, Milano, Garzanti, 1991 (edizione originale: Oxford University Press, 1973. Prima edizione italiana: Milano, Feltrinelli, 1976), identifica tre tipi di arie: cantabile, parlante e di bravura. E' possibile che il romanticismo musicale sia sorto e si sia sviluppato come una costola dalle arie cantabili, con la mescolanza e l'aggiunta, o meglio la contrapposizione e la risoluzione del conflitto, delle arie parlanti. E che l' Empfindsamer Stil (stile sensibile o sentimentale che preferirei identificare con preromanticismo o proto-romanticismo) costituisca la costola della sola aria cantabile.

Il clima affettivo/mondo espressivo dei quartetti di Haydn

 Vanno ascoltati come un'unica pagina di un interminabile romanzo musicale (al pari di tutti i concerti per pianoforte di Mozart e di tutte le sinfonie di Beethoven), come Borges riteneva andassero concepite le opere letterarie, cioè come parte di un unica immensa opera. Perché amplificarne analiticamente le differenze stilistiche tra un'opera e l'altra, come fa Charles Rosen nel suo Stile classico ( passim ), in cui cita a malapena l'Opera 9 - e di sfuggita, senza soffermarvisi - perché trova che vi sia notevole differenza tra le composizioni degli anni '60 del diciottesimo secolo (a proposito delle quali usa il termine "stranezza" a pagina 63 e, altrove, "confusione" e "manierismo") e quelle dagli anni '70 in poi, significa non rendere ragione del clima complessivo e del mondo espressivo, dell'universo estetico che essi esprimono.

La coda dell'ultimo movimento del quartetto per archi Op. 33, n. 4 di Haydn

 Il concetto di coda come qualcosa di avulso che chiude e stupisce, quasi un gesto di metateatro, oppure dicasi meta-affettivo, semmai ci fosse bisogno di coniare neologismi.

3 Chopin

 1) Quello dal fraseggio impeccabile e dal tocco sublime di Pollini, cerebrale e mai svenevole (Studi e Scherzi le sue prove migliori); 2) quello rapsodico, quotidiano, al tempo stesso giocoso e malinconico, agogicamente interessante di Askenazi nelle Mazurke; 3) quello soavissimo della Joa Pires nei notturni.

La sonata per piano n. 2 di Chopin di Pollini, 1984

 Pervasa da una frenesia novecentesca, per cui risulta di qualità attuale e umana.

Il manierismo di Michelangeli

 Nel manierismo di Michelangeli, la bellezza dell'esecuzione conta molto di più della bellezza del brano. Molto spesso (come avviene anche in Rampal ed in alcuni altri virtuosi del proprio strumento), Michelangeli suona molto meglio di quanto il brano che sta eseguendo meriti. Spingendosi ancora oltre nel tentativo di una definizione filosofica del manierismo interpretativo, si potrebbe anche affermare che nel manierismo non conta neanche l'ortodossia o l'originalità dell'interpretazione stessa, ma bensì la perfezione dell'involucro, dell'incartamento o impiattamento, ossia dell'esecuzione. La perfezione dell'esecuzione si fa evocazione di un mondo poetico essa stessa, non un è un mezzo per il raggiungimento di un fine estetico altro da sé.

Due (tre) cadenze

La cadenza del primo movimento del concerto per pianoforte e orchestra in si bemolle maggiore (Ciccolini/Scimone, 1986) di Salieri e la cadenza del terzo movimento del concerto per clavicembalo e archi in sol maggiore (Farina/Scimone, 1977) di Galuppi sono accomunate dal ritardo parossistico della conclusione che a sua volta le apparenta entrambe alla cadenza del primo movimento del quinto concerto brandeburghese di J.S. Bach, come esempi di nevrosi integrata al sistema.

Direttori d'orchestra dell'era toscaniniana o post-toscaniniana

 De Sabata, Gavazzeni, Gui, Votto, (Muti).

"Poverina, tutto 'l dì", da "La Cecchina" di Piccinni Vs. "L'ho perduta, me meschina" dalle "Nozze di Figaro" di Mozart

 Evidente nella melica, nel modo minore, nell'intervallistica, nel ritmo ternario l'analogia tra le due arie delle due opere dei due Autori (oltreché tra i due personaggi: Sandrina e Barbarina). Sorge la domanda: chi dei due Autori si ispirò all'altro? Data la cronologia (1759 l'opera del Piccinni, 1785 l'opera di Mozart), fu Mozart che (probabilmente) si ispirò al brano di Piccinni. Quale il più bello? Difficile scegliere. Più conciso il salisburghese, più sentito il barese di scuola napoletana. (Cfr. Stefano Castelvecchi:  'Sentimentale e anti-sentimentale in  Le nozze di Figaro ',  Journal of the American Musicological Society  , 53/1 - primavera 2000 - pp. 13-14 e passim ).

Il valore estetico dell'opera di Mercadante

 Se si ascoltano le sue opere come esercizi di stile sui luoghi comuni della lirica (una sorta di manierismo, spesso molto gradevole e molto melodico), ed eccettuate le prove di forza vocali (che corrispondono all'esigenza per me incomprensibile di fare a gara a chi  urla di più), la produzione di Saverio Mercadante assume dignità di capolavoro (o, che è ancora più interessante, di simulazione di capolavoro).

Fase terza

Riassumendo del tutto liberamente il pensiero espresso da Mario Bortolotto nel suo Fase seconda , la musica contemporanea mostra il suo tratto distintivo nel "tempo liberato", ossia nel non avere un ritmo o comunque un ritmo non regolare, simboli dell'imborghesimento o addirittura della "sozzura dell'umano". Di "incretinimento" parlava Nono, a proposito della musica pop e rock, considerata commerciale. Si può notare tale linea di pensiero di Nono, per esempio, nel dialogo con i ragazzi in uno dei concerti gratuiti tenuti da Abbado e Pollini negli anni '70 del '900 ( https://www.youtube.com/watch?v=f4etOJ7Thag , minuto 37). Invece il ritmo, ossia l'organizzazione del tempo - anche con tenuta metronomica, ossia minuziosa, della regolarità agogica - ha continuato ad avere importanza. Erano i compositori di musica seria del '900 (ma non tutti e non in ogni brano) a sognare una musica senza scansione ritmica regolare, ma la pretesa non h

Le origini della scuola napoletana (2)

 Nicola Porpora

Varie

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Le origini della scuola napoletana

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Diverse interpretazioni del primo movimento della quarta sinfonia di Brahms

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Lo stile dei quartetti di Haydn nel tempo

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Quartetti di Haydn in stile Sturm und Drang

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Composero nell'Empfindsamer Stil

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Memorie di Parigi

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Cronologia degli stili musicali

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Handel e l'interpretazione dell'estetica musicale e vocale

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  Nei molti bei saggi di ascendenza squisitamente filosofico-teoretica sull'estetica dell'interpretazione, che l'autore tratta commentando vari autori che ne hanno scritto, proponendo una prospettiva storica per dipanarne i molti temi, non sarebbe spregevole rammentare, quale postilla decisiva per la questione delle origini del bello, nell'interpretazione, nella collaborazione e contesa tra musica vocale e musica strumentale, il fatto che, per esempio in Handel, ma in molti altri autori, lo stesso brano viene riproposto sia per strumento solista e accompagnamento, sia per voce e accompagnamento, prova evidente, questa, che perlomeno alcuni brani strumentali sono pensati anche per il canto e che alcuni brani vocali sono godibili anche solo per la loro melodia, aldilà del testo.

Vespro della Beata Vergine

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Tempora pacis

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Elektra disc 1

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Arie femminili di un romanticismo generoso, in un'interpretazione di ampio e piano respiro lirico, come sovente in Solti.  

Sonata di Franck

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Nell'ambito di un'incisione per lunghi tratti elegantemente impreziosita da un suono bello e da una precisa scansione ritmica, sembra che sfugga agli interpreti il fatto che, con questa sonata, siamo di fronte al non plus ultra del romanticismo cameristico. Troppa sobrietà rischia di apparire pedantescamente scolastica: andarsi a risentire le interpretazioni di Perlman/Ashkenazy, di Galway/Argherich e di Oistrakh/Richter.  

Fauré, musiche per violoncello e piano

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Sacrosanta gradevolezza di Fauré, con punte miracolosamente commoventi. Eccellente l'interpretazione dell'Elegia; elegantissima, ma a tratti un po' troppo sobria quella degli altri brani.  

Disc 1

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Terrificante. Sgradevole come Nono, ma senza il suo impegno di denuncia, inaudito e vortuosistico come Boulez, ma senza la sua giocosità. Non immemore di aspetti misterici, come lo Scriabin di Mysterium.  

Capriccio per violino e orchestra di Penderecki

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Strepitoso per potenza, virtuosismo baroccheggiante e ispirazione dai rumori, come in Boulez, per sgradevolezza, come in Maderna, con in più una vena narrativa in cui le forme classiche vengono preservate. Il concerto per piano si aggrega invece in modo più netto alla corrente romantico-melodica russa che va da Tchaikovsky a Prokofiev, da Shostakovich a Khachaturian.  

Sinfonia funebre e trionfale di Berlioz

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Strepitoso brano e strepitosa orchestra: scansione metrica precisa, suono curato nel dettaglio.  

Concerto per piano di Petrassi

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Squarci di franco romanticismo, con echi di Shostakovich e di Prokofiev, in questo bellissimo concerto.

Concerto per flauto di Petrassi

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Perché dovrebbe essere più interessante la musica per flauto e orchestra di Jolivet, spesso suonata e promossa da Rampal, di quella di Petrassi?  

Abbado Pollini Bartok

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Sempre l'amore per l'aura culturale, per il suonare bene e per il bel suono: loro due sempre. Anche nel barbarico Bartok.  

Canti di prigionia

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Bellissmo, aereo, angelico, divino. Sarebbe interessante approfondire la storia delle composizioni create, come questa, sul motivo melodico della sequenza medievale del Dies Irae (Berlioz, Liszt, Mahler, Rachmaninov...), così come di tutte quelle create sul motivo della danza portoghese della Folia.  

Ulisse di Dallapicola

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Echi dei lieder di Mahler e di Wagner, oltreché del primo Schoenberg e del Berg di Wozzeck, in questo nobilissimo e pregiato capolavoro di Dallapicola.  

A Pierre, di Nono

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Estatico e straniante, più della Fabbrica illuminata. Grandioso.  

Omaggio a Vedova

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Brano bello, breve, geniale.  

Ancora Notations

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Altrove ho scritto, e ribadisco, che la dimensione prevalente in Boulez è l'antipsicologismo, ma ciò non esclude l'aspetto edonistico della sua musica, ciò che è invece estraneo alla musica di Nono, in cui l'edonismo è assente per principio.  

Il Prometeo di Nono

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Echi di Schoenberg e di Berio in questa vasta opera vocale e strumentale di Nono, in cui l'edonismo è bandito (sull'"anedonia di Nono, cfr. Mario Bortolotto, Fase seconda, p. 104).  

La lontananza nostalgica utopica futura

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Giustamente Nono ci ricorda che non si può e non ha senso ed è un peccato ignorare la lezione dell'espressionismo. Agghiacciante, ma umanissimo.  

Explosante fixe

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Così come in Bruckner vi sono i suoni del mondo della natura e della foresta, senza l'uomo, così in Boulez ci sono i suoni della città, senza l'uomo.  

Notations

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Ribadisco qui quanto affermato altrove: la forza della musica di Boulez sta nell'anti-psicologismo, cioè nella negazione della dimensione affettiva.  

REPONS

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Bello il pedale con ritmo serrato e sirena della nave, che ricorda i concerti per piano di Prokofiev.  

Beethoven, Gulda, concerto per pianoforte n. 4

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Un modo per sconfiggere la noia è affrontare Beethoven in modo libero da schemi e pregiudizi, in modo sommamente antiretorico. Mettersi nell'ottica di non aspettarsi niente da Beethoven e di non volergli fare dimostrare niente significa mettersi sulla stessa lunghezza d'onda di Gulda.  

Boulez, sonate per piano

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Sorprendentemente intime, quasi romantiche.  

Le Marteau sans maitre

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Un capolavoro tra i più significativi di Boulez. Molta contaminazione dei generi, tra Webern e Stravinskij e musica caraibica, ma anche molta intimità.  

REPONS

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  Meraviglioso CD targato IRCAM per un'opera di valore gigantesco. Vi risuona, a vario titolo e in numerose fogge, il '900 stesso.

Domaines

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La musica di Boulez ha una consistenza algida e spettrale che la rende unica. Ha la più alta qualità antipsicologica anche nell'ambito degli autori di musica contemporanea.  

Bruno Maderna, serenata per un satellite

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  La seconda parte, con il moto perpetuo in stile quasi caraibico rappresenta una delle pagine più geniali.

Maderna, quartetto per archi

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L'omogeneità del suono degli archi, unitamente ad un'escursione dinamica relativamente moderata o quanto meno tollerabile, fanno di tale brano un'opera meravigliosamente armoniosa.  

Maderna, concerto per oboe n.3

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Scomodo come una scarpa stretta, inquietante, schizofreniforme, molto basato sul passaggio dal pianissimo al fortissimo, pare una sedia coi chiodi.  

Maderna, musica elettronica

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Agghiacciante e cacofonico. L'addio all'eufonia, alla melodia, al suono. L'organizzazione del rumore in funzione di sgradevolezza, di agguato all'udito. Scomodo, inquietante.  

Pli selon pli

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Proteggere l'intimità tramite la sgradevolezza: piacevolmente elitario e snob.   

Dialogue de l'ombre double

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Incredibile il fascino da "esame audiometrico" dell'inizio. Molto belli i passaggi in cui il suono transita in continuazione dall'orecchio destro a quello sinistro e viceversa.  

Il gran rifiuto

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Ho sempre pensato che vi fosse qualcosa di più di una semplice serie di circostanze, se il più grande flautista del mondo, francese, si rifiuta di suonare una composizione per flauto a lui specificamente dedicata da parte del più grande compositore francese di musica contemporanea. Escluso che l'allergia riguardasse lo stile contemporaneo (Jolivet lo era altrettanto ed era amato da Rampal), la spiegazione non può che essere la più assoluta, algida cerebralità della sonatina: con la sua musica Boulez riesce nell'intento di annientare la cantabilità e il sentimentalismo, valori troppo cari a Rampal perché egli potesse rinunciarvi.  

Webern, Passacaglia Op. 1

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  Funzione elegiaca a protezione del romanticismo. Ancora postwagneriano, ma già sufficientemente criptico, involuto, per garantire l'effetto password, codice segreto.

Retorica alta

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Celibidache è maestro di retorica alta, di tensione crescente, culmine e discesa. Con un suono, quello dei Munchner, da fare impallidire gli odierni Wiener e Berliner.  

Bruckner, nona sinfonia, Celibidache, Orchestra filarmonica di Monaco

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Ci voleva proprio una musica di ampio respiro, voce a tratti rassicurante, a tratti inquietante della natura, ma sempre universalistica, dopo l'ascolto del repertorio completo per flauto registrato da Rampal. Così come, a breve, ci sarà bisogno della cerebrale, novecentesca, impietosa e algida cacofonia di Boulez.  

Potpourri di Giuliani

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Quale diversa attitudine noto, proprio in questi giorni in cui finivo di ascoltare l'integrale delle registrazioni di Rampal per l'Erato, in questa flautista che ha un atteggiamento opposto al grande flautista francese, tanto quello è estroverso e propenso al do di petto, questa invece è interiore e propende all'intimità anche in un autore come Giuliani che pure, al pari di Mercadante, ruota nell'orbita di un registro stilistico rossiniano che potrebbe apparire ad alcuni fin troppo semplice e "bandistico". Regge al confronto anche il grande duo concertante (altrimenti denominato "Grande sonata"), op. 85, del quale pure Rampal ha lasciato su vinile un'interpretazione memorabile che ancora non è ancora stata riedita su CD.  

Enchanted Shankar

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Quello che si ode dal flauto nel brano 15 (e nel brano 16 con riferimento allo staccato) è assolutamente incredibile e testimonia di una maestria tecnica che costituisce arte essa stessa: come spesso avviene in Rampal, la sua arte è superiore a quella dei brani che suona.  

Haydn levigato

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Un CD dal suono perfetto, in cui però si fa mancare ad Haydn la sua profondità estatica e metafisica, girando la giostra a vuoto.