Il primo tema del trio per archi e pianoforte Op. 1, n. 3 di Beethoven

Questo è uno dei tanti esempi in cui vi è ostensione di cifra apodittica e poetica insieme. Cioè: il fascino poetico presentato in forma dimostrativa o, se si preferisce, il fascino dimostrativo presentato in forma poetica. In cellule ritmico melodiche come queste, presenti nelle sinfonie, ma in modo ancora più marcato (concentrato) nei quartetti e nei trii come questo, è difficile discernere se è nata prima l'ispirazione della cellula ritmico-melodica (potenzialmente non integrata nel sistema) o prima la spirito di sistema e la programmazione di tali temi in funzione della forma sonata beethoveniana. Tale aspetto, tale caratteristica della stringatezza è importante da rilevare, perché costituisce un unicum nella storia musicale. La cellula ritmico melodica è il mattone con cui si costruisce l'intero edificio ed è pertanto riconoscibile e circolante in molte parti dello stesso. L'edificio è nulla senza tale mattone, ma, a sua volta, tale mattone (la cellula ritmico melodica) ha un valore relativo, se slegato dall'edificio. Di fatto nella cellula stessa si prefigura e risuona già l'intero edificio (ed è per questo che risulta così stringente) e la sua forma è tale che sembra nata per incastrarsi nell'edificio stesso, non a parte, quindi, come nucleo ispirativo rielaborato in un secondo momento in forma sonata, ma contestualmente e funzionalmente all'impianto sonatistico per il quale è costruita. Si potrebbe dire (giungendo infine a considerazione arcinota) che in Beethoven il nucleo ispirativo non sono le cellule ritmico melodiche, ma la forma sonata per la quale esse sono concepite o meglio, il nucleo ispirativo è costituito dalla forma sonata e quindi dalle cellule ritmico melodiche che devono servirla.

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