Qui Sinopoli non supera Boulez 1968. Il finale per Sinopoli è avventuroso, sincero, mentre per Boulez è metallico, grottesco, risultando con ciò più espressivo ed efficace.
Michel Deguy ("Le grand-dire" in Du sublime , Paris, Editions Belin 1988, p. 18) cita come esempio di sublime in musica il quintetto op. 44 di Schumann, "oppure" (ma si fatica a capire il senso di questa sua alternativa) l'adagio dell'op. 106 di Beethoven. Niente da ridire sulla scelta dei brani, ma allora perché non citare (ad esempio) le Suites inglesi di Bach, o il concerto per pf. e orch. in re minore di Brahms? Questo per dire quanto sia pericoloso far slittare una possibile definizione del sublime su questioni di gusto personale, con il rischio della creazione di fazioni contrapposte che utilizzino le loro opere preferite per avvalorare una propria concezione del sublime piuttosto che un'altra. Il tentativo che andrebbe fatto sarebbe piuttosto quello di definire diverse concezioni del sublime a partire dalle diverse modalità di scorrimento del tempo (non solo in musica), perché probabilmente esistono tanti sublimi quanti ritmi di scor
Il problema dell'interpretazione musicale presuppone il riconoscimento della sua complessità: presuppone cioè il riconoscimento del problema (dell'entità "problema" e non di un problema specifico) e il riconoscimento dell'interpretazione musicale (dell'entità "interpretazione" e non di un'interpretazione specifica) come dotati di senso e di valore. Con riferimento all'oggi, sembra che tale riconoscimento manchi, perché probabilmente manca l'attitudine ad operare distinzioni in fatto di estetica, ciò derivando a sua volta dalla mancata ricerca di un riferimento autentico, inteso come genuino e universalistico, trovandosi la disciplina scaduta nel mero soggettivismo. Inoltre, oggi, la proposizione di problemi viene generalmente collegata a uno stato di minorità, anziché essere vista come una pregiata caratteristica dell'intelletto. Il concetto stesso di ricerca, in senso filosofico-musicale, è inaridito alla fonte, perché non si presup
Ragionando su di un paio di filmati di Celibidache https://www.youtube.com/watch?v=S9hvDv7OwRQ https://www.youtube.com/watch?v=hXmKdmAZNQQ (video non più disponibile) si possono fare, tra le molte, anche le seguenti riflessioni: Celibidache, matematico e filosofo, ci parla nel primo documentario di struttura, di polarizzazione, in premessa. La prospettiva bernsteiniana della musica come espressione del sentimento sembra bandita, ma nelle esecuzioni di Celibidache è pur presente, pertanto si potrebbe pensare che l'intero apparato di spiegazione possa costituire un meccanismo di difesa, come l'intellettualizzazione e la razionalizzazione, di fronte a un lato della musica, quello sentimentale, che viene ritenuto inaccettabile, forse anche a livello sociale (si era negli anni '50, '60 e '70 del '900, in cui il serialismo, la musica contemporanea, la dodecafonia, la musica concreta, la musica fatta di rumori, erano sentiti come obbligatori). La seconda rif
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