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Mahler, Proust e il tempo discontinuo

Come in Proust, la musica di Mahler porta alla ribalta un io passato, incompatibile con l’io presente e quindi determinante un salto di coscienza, a differenza che nella memoria involontaria di Bergson, in cui la durata reale – il flusso di coscienza alla James – non viene interrotta dal sopraggiungere del ricordo, pur pervasivo e involontario. In Mahler si ha una discontinuità di stati dell’io, in quanto gli stessi temi (parenti dei  leitmotiv  wagneriani), quando si ripresentano, risultano inaspettatamente modificati. Come se non fossero più loro: una persona dallo stesso aspetto e dalla personalità completamente diversa. La musica di Mahler, è la continua evocazione di mondi perduti. Inoltre, è significativo porre l'accento sulla prolissità della musica di Mahler, perché nella sua musica, oltre a questo elemento proustiano di rimpianto per passati mai vissuti, c'è un'altro elemento: la casa felice e serena della musica perpetua. Un'abitazione di cristallo,...

Quale Mahler?

Le interpretazioni bernsteiniane di Mahler affondano le loro radici nel dolore, come si conviene a un direttore che vive la musica come una serie discontinua di esaltazioni del presente (qui da intendere come "passato che irrompe nel presente", annientandolo e facendosi presente senza speranza di futuro), un direttore che la vive cioè come piacere-dolore, sia pure con mille sfumature qualitative. Quella di Bernstein è un'interpretazione tardoromantica che si avvolge nel dolore, fino a perdervisi,  à la   Proust . Ma c'è anche un altro modo di intendere Mahler, altrettanto grande: quello del suo contemporaneo Bruno Walter . Il suo è un modo di interpretare Mahler che ne esalta la componente lirica, ma non il dolore esistenziale, e che si rifà al primo romanticismo, in cui non vi è l'espressione del dolore, ma una fresca esaltazione del sentimento (quindi con una maggiore componente di speranza). Quale di questi due Mahler scegliere? Quello lirico e sere...