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Giuseppe Martucci

Splendido esempio di brano di sapore notturno . Non so se Martucci sia da annoverare tra gli epigoni del romanticismo musicale o tra i precursori delle avanguardie del novecento musicale, ma credo che qualsiasi considerazione storica, se intesa in senso relativistico e riduttivistico, non renda ragione al valore dei singoli brani dei vari autori nella loro reale portata dal punto di vista estetico. In questo caso, al di là anche dei modelli che potevano ispirare e sicuramente ispiravano l'Autore (per esempio Schumann, o piuttosto lo stile dei notturni di Bizet), ciò che conta è che in senso originale vi è l'evocazione riuscita di un mondo poetico.

Barenboim e il notturno op. 15, n. 1 di Chopin

Ciò che azzecca in pieno qui Barenboim non è il micro-fraseggio di dettaglio, come Pollini, né l'individuazione di un timbro peculiare, come Arrau, né il controllo dinamico, come Pollini e Arrau, né le sfumature di colore diverso, come Benedetti Michelangeli e Hrowitz. Ma il macro-fraseggio, la macrostruttura del brano con tutte le sue implicazioni. E così, l'op. 15, n. 1 diviene  il più bel notturno, scorrevole e narrativamente lucido. E' il senso generale del romanzo, della narrazione, la sua corretta suddivisione in capitoli, ciò che coglie in pieno Barenboim.

Sui notturni op. 48 n. 1 e n. 2 di Chopin

Mi sembra che l'unico a cogliere quella certa gravitas, una vertigine non priva di humor dell'op. 48, n. 1 sia Arrau, laddove Rubinstein non cambia passo e rimane leggero anziché seguire il climax lisztiano del brano. Anche nel n. 2 dell'op. 48 mi sembra che Rubinstein non colga nel segno, quando si rifiuta di seguire nella loro macchinosità i tortuosi ghirigori della melodia principale, al contrario di Arrau che vi scova il fascino della ruminazione che si eleva lentamente a meditazione distesa.