Sui notturni op. 48 n. 1 e n. 2 di Chopin


Mi sembra che l'unico a cogliere quella certa gravitas, una vertigine non priva di humor dell'op. 48, n. 1 sia Arrau, laddove Rubinstein non cambia passo e rimane leggero anziché seguire il climax lisztiano del brano. Anche nel n. 2 dell'op. 48 mi sembra che Rubinstein non colga nel segno, quando si rifiuta di seguire nella loro macchinosità i tortuosi ghirigori della melodia principale, al contrario di Arrau che vi scova il fascino della ruminazione che si eleva lentamente a meditazione distesa.

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