Beethoven e il classico ideologico

In Beethoven l’amore per l’equilibrio formale e per la simmetria si esprime attraverso l’intenzione dell'equilibrio formale e della simmetria (nel senso di intenzionalità di Brentano): tale intenzione presiede l'ispirazione con una intensità tale da potersi definire ideologica.

Nella forma sonata delle sinfonie beethoveniane, la simmetria, prima sparsa (esposizione) e poi riagguantata con forza (sviluppo e ripresa) assume la valenza di architrave di una perfezione che si potrebbe definire quadrata, intesa cioè quale espressione di moralità e bellezza insieme, secondo un ideale schilleriano (le anime belle, virtuose per istinto).
E', mi sembra, ciò che Jankelevitch, contrapponendo questo mondo a quello di Debussy, ha chiamato “la ragione degli avvocati”, la dialettica ideologica di tesi-antitesi-sintesi mirante a giustificare – in modo hegeliano (Carl Dahlhaus, in Analisi musicale e giudizio estetico, Bologna, 1987, p. 17, tit. orig. Analyse und Werturteil, 1970, Mainz, spiega l'origine hegeliana della formalizzazione ottocentesca della forma sonata, ad opera di Adolf Bernhard Marx che era un hegeliano) – tutto il reale come razionale e che può altresì essere descritta, in termini morali e filosofico-letterari, come la realizzazione artistica della schilleriana coincidenza di sentimento e virtù.

Ciò è evidente nelle sinfonie, ma anche nei quartetti e in Fidelio (nella trama dell'opera, specificamente, e nelle sue ouvertures), mentre nelle sonate prevale un approccio di esplorazione affettiva, maggiormente orientato alla fantasia e svincolato dalla regola.

Se analizziamo pazientemente la struttura delle sinfonie di Beethoven, vi rinverremo la stessa cifra stilistica che – pur nella differenza di toni – abbiamo anche nel quartetto e nella sonata. L’apoteosi della forma sonata, eretta a sistema geometrico estetico-morale del mondo, è volta a presentarci un universo che – pur nelle sue imperscrutabili mire ed imprevedibili sorprese – si rivela perfetto e giusto, come in una simmetria di forme paragonabile al quadrato. Ciò è stato notato da Bernstein come il contrasto tra l’apparente imprevedibilità della successione di stilemi (che si riflette a volte nell’ardimentosa stranezza nella successione delle singole note e passaggi armonici che fece storcere il naso a più di un critico musicale dell’epoca) e la simmetricità assoluta rappresentata dalla struttura formale, con i suoi pilastri (esposizione e ritornello, sviluppo, ripresa) che costituiscono la cifra dell’esprit de système del compositore e che rappresentano non solo i limiti invalicabili entro i quali deve svolgersi l’ispirazione creativa e fantastica, ma i momenti fondanti, costitutivi e centrali di tutta la composizione nella quale, alla fine, tutto torna perché così deve essere nell'universo come lo intende Beethoven.  

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