Il sogno del futuro
Nonostante il fatto che vi sono
somiglianze tra il motivo e il “clima” del II movimento della III
di Brahms e il II tema del I movimento della V di Mahler, le
differenze sono più importanti. Nel chiaroscuro, nel gioco in
controluce si rivelano cose molto importanti. Mentre in Brahms il II
movimento della III entra a pieno titolo a far parte dell’atmosfera
del romanticismo, in Mahler quel brano fa parte già di una
reminiscenza di un romanticismo che fu. Ciò perché il clima nel
quale si svolge quella musica (e quel motivo all’interno di quel
brano) è già la spettrale anticipazione del clima espressionista.
V’è il sogno del futuro, ma esso è trasfigurato in modo poco accomodante (motivi suonati dalle trombe e dagli ottoni in
generale). Si
ritrova un pathos intenso e puro, in tutte le sinfonie
di Mahler. Ma mentre nei movimenti lenti della VII e dell’VIII, per
esempio, la pausa nella battaglia sinfonica (che simboleggia la
battaglia nella vita) permette al compositore di concedersi un
romanticismo ancora notturno e vagamente genuino (anche se sempre
riadattato nei termini di un’orchestra dall’organico grandioiso e
altisonante, oltre che fantasticamente variopinta e ricca di
strumenti nuovi), nei movimenti iniziali, finali e comunque in quelli
dal temperamento drammatico, resta spesso (tranne che nella sublime
IV) un che di stridente e sproporzionato che fece mal considerare il
Mahler sinfonista dai suoi contemporanei e, presso di noi, a quanto pare, da un
critico dotto come Principe.
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