L’importanza della coda

Come un cambio di scena improvviso o un attore che irrompe improvvisamente sulla scena alla fine di un atto, la coda riveste un’importanza fondamentale in ogni brano. 
Essa non solo ricapitola e conclude la vicenda, ma ne dà un significato a posteriori, diverso da quello presunto e ne determina il significato profondo, per quanto inaspettato. 
La rilevanza filosofica della coda sta nel fatto che il significato è diverso dalle apparenze.
Vi sono migliaia di esempi: su tutti, a me piace ricordare la coda del primo movimento del concerto per piano di Schumann.
Nell’irruzione sulla scena finale della coda, spesso grande ruolo gioca il cambio di ritmo, nuovo e diverso.
Nel caso in cui questo si accompagni ad un andamento più veloce si ha la cosiddetta stretta, che secondo me è la coda par excellence.
Ne è un esempio famoso il finale del primo movimento della Quarta di Ciaikovsky, forse una delle più belle code mai scritte, che riassume il senso del destino imminente che grava su tutto il brano e che trova il suo compimento in questo finale, così inaspettato eppure così atteso.

Qui la tragicità chiude ogni prospettiva proprio quando si sperava di avercela fatta, con una melodia, quella della coda appunto, che si presenta prima come nuova e dolce, poi invece si rovescia nella sua versione accelerata e improvvisa, con la memorabile chiusa della nota finale che si abbatte addosso all’ascoltatore.

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