Il suono quale vettore principale di interpretazione


Michelangeli e il concerto n. 20 di Mozart. Nel secondo movimento, il (micro) rubato è funzionale allo scardinamento della struttura formale, per porre l'attenzione non sulla scansione ritmica e sulla regolarità agogica, ma sul suono quale vettore di interpretazione. Nel terzo movimento, poiché, dato il veloce andamento ben ritmato, tale strumento interpretativo (il micro-rubato) è interdetto, Michelangeli usa un suono doppiamente distante, non solo spazialmente, ma anche temporalmente. Un Mozart suonato dall'ottocento. Una doppia distanza che stabilisce un fascino del ricordo e dell'oblio. Tralascio il commento del primo movimento, perché è così celebre che fatico a distogliere la mente dalle incrostazioni date dai cliché di tutte le interpretazioni del mondo.

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