L'incipit della prima sinfonia di Mahler quale apertura di una nuova era

Il movimento di apertura della Prima Sinfonia di Mahler dovrebbe risuonare, stando al programma del compositore, come il principio positivo-tranquillo-meccanico della natura, vitale e con un quid di automatizzato, in stile positivista (il tema a cucù fa pensare più al fischio trionfante e impertinente della locomotiva a vapore - simbolo positivista par excellence - che ad un imprevedibile guizzo del creato).
I primi due movimenti, in particolare, contrapponendosi agli ultimi due, assai dolenti nel tono, avrebbero dovuto rappresentare l’inarrestabile corso della natura, inteso come principio vitale che non può non fare da sfondo anche alle più drammatiche fra le umane vicende. Tale sfondo naturale idilliaco, proprio per questo in stridente contrasto con l’umanità affranta dipinta da Mahler, comparirà anche nei quadri di vita dolente che costituiscono il ciclo Das Lied von der Erde.
Nonostante le intenzioni del compositore puntassero dunque, nella Prima Sinfonia, ad un incipit in qualche modo ottimista, il tremolo degli archi con cui la sinfonia si apre, e le primissime figure melodiche ci introducono subito in un mondo nuovo, fitto ed emotivamente vulnerabile, che non è già più il mondo ottimista del primo romanticismo, erede prossimo del classicismo tedesco avente in Bach e Beethoven i propri capostipiti, ma è bensì un mondo di una passionalità esacerbata e a tratti straziante.

Il bosco e l’oscurità simboleggiano molto bene l’anima notturna mahleriana (il bosco è un topos del medioevo romantizzato, presente nell’immaginario mahleriano già in Das klagende Lied), ma la vena notturna di Mahler è assai più cupa rispetto all’ideale di Notturno dei primi romantici. Se si confronta infatti la vena notturna (intesa in senso lato, tralasciando dunque la specifica forma del Notturno, resa famosa da Chopin) che informa la musica di romantici come Schumann, con quella di Mahler, si nota subito che la distinzione tra due possibili romanticismi si pone. Mahler apre con la sua Prima sinfonia un’era (quella del decadentismo musicale), la quale, oltreché valore storico-psicologico (la grande guerra e la seconda scuola di Vienna frantumeranno l'ottimismo positivista, pur servendosi di frammenti del linguaggio musicale romantico) ha il valore di un universale, quasi di idea platonica: quella del dolore.

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