Chopin, partendo da Pollini


Magistrale la sua tecnica. Ma è nel fraseggio che eccelle. Nessun passaggio affrontato per finta, tutte le difficoltà sono affrontate in modo reale. Non vi sono pedale o rubato a confondere. La consacrazione con gli Etudes di Chopin. L'accuratezza del fraseggio è sottoposta a ipercontrollo. Pollini prende tutto come uno studio, anche i notturni. Alla fantasia, al sentimento, predilige lo studio, la ricerca, il cervello. Il suono e la sua bellezza sono in funzione della precisa rivelazione della struttura ritmica, armonica del brano. Tutti i dettagli del fraseggio vanno curati, pensati e passati al vaglio della perfezione tecnica. Al rubato è preferita la regolare scansione ritmica. Tutti i passi più difficili vanno suonati in tempo, senza barare. Metodo, più che ispirazione. E sempre, con qualunque brano, autore. E' lo studente che deve sempre farsi vedere come il più bravo a suonare. Su tutto c'è questo: mai una sciatteria stilistica, una nota falsa, una esecuzione che non provenga da un pensiero e da una precisa ricerca e scelta stilistica. Però manca l'imprevisto, il "quasi per caso", l'apparentemente "fuori controllo", lo svenimento d'artista, la nonchalanche, la sprezzatura, la licenza poetica, in Pollini. Tutto è previsto, predeterminato. Anche il mi bemolle nelle note di uscita del trillo nel notturno op. 9 n. 2 (è l'unico a suonarlo bemolle in base ad una edizione che non segue nessun altro) confermano questo assunto di Pollini: studio tutto, verifico tutto, controllo tutto. L'ipercontrollo è la sua croce e delizia assieme. Qualche esempio. Nella sezione centrale del notturno op. 37 n. 1, la regolarità della scansione ritmica che Pollini infonde al brano gli dà l'allure di una processione religiosa, molto bella. Ma la sezione di apertura e di chiusura, più rapsodica, è meno soddisfacente rispetto ad altre interpretazioni. Anche nel solo notturno op. 9 n. 1: andarsi a risentire la pura poesia di Rubinstein, l'assenza di innaturalezza, pur così difficile a ricrearsi. Di fatto, la ri-fondazione di un mito originario, la ri-creazione di uno sguardo ingenuo e giovanile sul mondo. 

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