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Marcello, Scimone, Pierlot e i Solisti veneti

Mai riversato su CD, il concerto per oboe di Marcello , nell'edizione in do minore, anziché in re minore, erroneamente attribuita a Benedetto, anziché ad Alessandro, con Claudio Scimone, i Solisti veneti e Pierre Pierlot è la migliore interpretazione di sempre, in particolare, ma non soltanto, per il celebre adagio.

Oltre le contraddizioni: per un’ermeneutica polisemica dell’opera di Kafka

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kuhlau

  La perfezione  esecutiva è una direttrice interpretativa.

Presto

Bello il suono , ma sullo spartito c'è scritto "Presto", che deve per forza suggerire una certa fretta e meno che mai ci si può abbandonare a ritardandi in stile liricheggiante. Meglio semmai, in brani come questo, eccedere in  velocità .

Sonatina di Clementi, Op. 36, n. 3, II

È giusto  dare a questo movimento un andamento da ninna nanna.

Il complesso problema dell'interpretazione

Il complesso problema dell'interpretazione è tale per cui ogni esecuzione, interpretazione, concezione di un'opera è un mero segno di riconoscimento dell'opera stessa nel suo apparire fenomenico a noi, mentre nella sua essenza essa rimane totalmente altra e inconoscibile come il noumeno kantiano? Ogni indagine estetica è dunque un'indagine metafisica?

Il tratto inconscio dell'esecutore

Con esito dovuto a frammiste influenze, l'una volontaria e derivante dalla concezione poetica del brano eseguito secondo la visione e le intenzioni dell'esecutore (al netto dello scarto esistente tra la visione interiore dell'esecutore e gli strumenti e impedimenti dell'esecuzione stessa), l'altra inconscia, quale espressione, tra l'altro, anche dei conflitti tra l'Io dell'esecutore e il suo mondo pulsionale, l'interpretazione, che pure deve avere quale obiettivo la coincidenza con le intenzioni dell'Autore, ricercate con l'ausilio della lettera e della notazione dell'Autore stesso, nonché con l'apporto di conoscenze stilistiche quanto più vaste possibile, è il terminale di un processo complesso e inestricabile, tale per cui per ogni grammo di musica suonata occorrerebbero idealmente tonnellate di carta per descriverla. Così, tra le varie letture possibili di un'esecuzione, vi è anche quella della personalità dell'esecutore ch...

Il concetto di perfezione interpretativo-esecutiva

Ecco un esempio  di percezione esecutivo-interpetativa, tale per cui - partendo da una premessa estetologica di godimento di una bellezza rifulgente, anche e soprattutto sonora, palese e palpabile - non si avverte il bisogno di alcuna altra esecuzione e interpretazione, configurandosi qui un optimum che diventa quindi modello e oggetto di contemplazione, in senso si potrebbe dire platonico, con buona pace degli strali antiplatonici di Dahlhaus.

Il manierismo di Michelangeli

 Nel manierismo di Michelangeli, la bellezza dell'esecuzione conta molto di più della bellezza del brano. Molto spesso (come avviene anche in Rampal ed in alcuni altri virtuosi del proprio strumento), Michelangeli suona molto meglio di quanto il brano che sta eseguendo meriti. Spingendosi ancora oltre nel tentativo di una definizione filosofica del manierismo interpretativo, si potrebbe anche affermare che nel manierismo non conta neanche l'ortodossia o l'originalità dell'interpretazione stessa, ma bensì la perfezione dell'involucro, dell'incartamento o impiattamento, ossia dell'esecuzione. La perfezione dell'esecuzione si fa evocazione di un mondo poetico essa stessa, non un è un mezzo per il raggiungimento di un fine estetico altro da sé.

Ozawa e il repertorio sinfonico tardoromantico

Quale ne è la caratteristica fondante, quale il pregio principale? Direi che vi è in parte la verve ritmica, tipica di Bernstein e la sua attenzione per il colore del suono, in parte il legato e la cura per la bellezza del suono in sé, tipici di Karajan. Ma aggiungerei la capacità, esercitata in incognito, sottotraccia e cioè con sprezzatura, di mettere in risalto, in forme inusitate, sinuose ed al tempo stesso pudiche, la voluttà della melodia: il suo fascino e il suo mistero originari, tipici dello stato di nascita.

La sprezzatura come chiave dell'interpretazione

In Scritti sulla musica (2016) ho affermato che quando un interprete trova la chiave interpretativa per accedere al mondo parallelo, lui e il compositore vengono trascinati via ed entrano a far parte del quadro estetico che essi stessi esprimono (ho denominato questo fenomeno anche come poetizzazione del mondo, precisamente in Scritti sulla musica 2016 , paragrafi 263 e 341). Ora preciso che lo strumento che permette all'interprete di fare ciò (la chiave interpretativa) è la sprezzatura , la nonchalance , ossia la possibilità di riuscire a suonare precisamente nel modo giusto, cioè bello, senza destare alcuna impressione di volerlo dimostrare. Più precisamente, la possibilità di suonare come se la bellezza fosse un fatto normale, quotidiano.