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Concerto per piano di Petrassi

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Squarci di franco romanticismo, con echi di Shostakovich e di Prokofiev, in questo bellissimo concerto.

Concerto per flauto di Petrassi

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Perché dovrebbe essere più interessante la musica per flauto e orchestra di Jolivet, spesso suonata e promossa da Rampal, di quella di Petrassi?  

Beethoven, Gulda, concerto per pianoforte n. 4

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Un modo per sconfiggere la noia è affrontare Beethoven in modo libero da schemi e pregiudizi, in modo sommamente antiretorico. Mettersi nell'ottica di non aspettarsi niente da Beethoven e di non volergli fare dimostrare niente significa mettersi sulla stessa lunghezza d'onda di Gulda.  

Maderna, concerto per oboe n.3

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Scomodo come una scarpa stretta, inquietante, schizofreniforme, molto basato sul passaggio dal pianissimo al fortissimo, pare una sedia coi chiodi.  

Primo e ultimo movimento del concerto per flauto RV 441 di Vivaldi

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Qui, in questi brani di un virtuosismo infelice, nel senso di ostico, nascosto e poco redditizio, si vede e si premia la fedeltà al progetto di restituzione dell'integrità al grande pubblico, messo in atto da un vero artista.  

Concerti di Vivaldi per flauto e archi

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Quando certi luoghi del repertorio flautistico sono così visitati e quindi così abusati, occorre la freschezza delle origini, ossia delle prime interpretazioni del dopoguerra come queste, in seguito al successo delle quali quei luoghi divennero appunto troppo visitati e abusati. Qui Rampal, Veyron-Lacroix e Ristenpart restituiscono a Vivaldi quel fascino da giardino alla francese del '700 che nelle interpretazioni successive si è un po' perduto.  

Il miglior concerto in sol maggiore per flauto e orchestra di Mozart

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La migliore edizione, nel senso di interpretazione, del concerto in sol maggiore di Mozart per flauto e orchestra. È suonato "troppo bene" nel senso che (e sono consapevole della gravità dell'affermazione) i concerti di Mozart per flauto non meritano tanta importanza, impegno e attenzione. Sono brani leggeri, con i quali l'interprete, anziché avere un atteggiamento di devozione sacrale, dovrebbe prendersi tutte le libertà che vuole.  

Un confronto tra due Rampal

Concerto di Blavet per flauto e archi in La minore, secondo movimento. Nella versione del 1955 (Dir. Paillard, orch. Ensemble Instrumental Jean-Marie Leclair) abbiamo un fraseggio manierato, marmorizzato, miniaturizzato ( à la Michelangeli). L'edizione del 1970 (Dir. Paillard, orch. Paillard) presenta invece un fraseggio più sciolto, più orecchiabile. In particolare nell'edizione più risalente, vengono porti in appoggiatura i finali delle frasi, mentre nella seconda versione i finali delle frasi vengono eseguiti con fioriture libere, volte a "sciogliere" il battere. Si verifica qui quel processo di progressiva elusione metrica che Rampal prediligerà sempre di più nel corso della sua carriera, venendo a costituire una personale concezione del ritmo (notevole anche il fatto che simili differenze esecutivo-interpretative siano avallate dal medesimo direttore d'orchestra: forse è l'Ensemble Instrumental Jean-Marie Leclair ad essere più purista?). Comunque è prefe...

Primo movimento del concerto per flauto e archi di Quantz in do minore, n. 108, QV 5:32

Vi è quel brevissimo frammento di frase di una bellezza esasperante, quasi un motivo che esce allo scoperto per pochi istanti, con un effetto di sorpresa analogo a quello della spuma del mare che s'abbatte all'improvviso sugli scogli, ma che non viene sviluppato e che la parte del flauto solista non enuncia mai, e gli archi solo due volte, una all'inizio e l'altra alla fine del brano: una di quelle perfezioni in piccolo che da sole valgono tutta la musica, il mondo, la vita. L'incisione cui faccio riferimento si trova al CD n. 20  di Rampal, The Complete Erato Recordings , III 1970-1982 ed è stato registrata da Rampal nella Villa Simes il 22 e il 23 ottobre del 1982 a Piazzola sul Brenta.

Il cambio di pettinatura della donna amata

Così come il cambio di pettinatura cambia il volto e quasi la personalità della donna amata, allo stesso modo nell'esecuzione della musica barocca dare un diverso valore metrico alle appoggiature definisce un'interpretazione completamente diversa del brano, secondo le scelte che vengono effettuate. Così, per esempio, nell'adagio del concerto in sol per flauto e archi di Pergolesi, dare una minore durata all'appoggiatura del mi sul fa diesis nella frase iniziale, come fa Rampal/Scimone 1976, rispetto a Rampal/Ristenpart 1963 (singolare il fatto che Rampal/Ristenpart 1955 faccia come Rampal/Scimone 1976), può dare un'aria maggiormente dinamica e forse meno rigorosa (ma più affascinante) all'intera prima frase e perciò, forse, all'intero brano. Tralasciamo pure il fatto che per il concerto in sol potrebbe trattarsi di uno pseudo-Pergolesi, altrimenti la ricerca della verità interpretativa potrebbe apparire sempre più faticosa e la stessa verità sempre più lonta...

Rampal/ Johann Stamitz concerto in do maggiore (III - Prestissimo)

Qui Rampal sparge virtuosismo con una generosità folle. La stessa cura dei dettagli diviene costituzionalmente impossibile perché viene travolta da una furia virtuosistica che rende indistinguibile l'errore dalla sprezzatura. Ed è soprattutto quest'ultima, insieme all'energia inesauribile e sempre proiettata in avanti, a costituire la cifra stilistica distintiva di questo interprete la cui agilità assoluta di fraseggio e l'imperitura, metafisica bellezza di suono sono un mistero anche per gli addetti ai lavori. Si può parlare di sprezzatura per questo tipo di virtuosismo che più che travolge tutto.

Il mistero della cadenza del primo movimento del quinto concerto brandeburghese

Affascinante per parossismo e insistenza, irrazionale solo apparentemente, ma in realtà così ben costruita, concepita a blocchi e come per fasi successive: "Ora aggiungiamo questo, questo e quest'altro". Come una valigia che diviene talmente piena da rivelarsi magica, infinita, sproporzionata. Migliori le versioni di Veyron-Lacroix e Karl Richter rispetto a quelle (pur così diverse tra loro) di Gould e di Pinnock.