E’ come se il romanticismo rompesse le maglie strutturali ferree e rigorose entro le quali Beethoven aveva contenuto l’ispirazione e, di quegli scivolamenti della razionalità costituiti dai nuclei ispirativi, ora isolati tra loro e non più strutturati insieme (verrebbe da dire, con termine medico, di quei "prolassi") facesse il nucleo del proprio mondo espressivo. Si pensi per esempio al notturno in mibemolle maggiore, op. 9, n. 2 di Chopin , con quella sua melodia universalmente romantica, o a Schubert ( Serenata , sonata Arpeggione , et al .). La scorza giovane dei sentimenti beethoveniani, liberati dal loro schema di riferimento, trova collocazione in un universo libero, dove la forma viene vanificata (o dettata) dal contenuto espressivo-sentimentale, di modo che è sull’intensità, sulla qualità e sulla genuinità di quei sentimenti che si basa, secondo i romantici, la riuscita espressiva dell’opera d’arte. Non vorrei qui nemmeno sfiorare i problemi estetologici pos...