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Visualizzazione dei post con l'etichetta Sinopoli

Il microscopio di Giulini

Come al microscopio possiamo vedere una serie di dettagli che solitamente sfuggono all'occhio, così le interpretazioni dei brani orchestrali di Giulini rivelano, di qualsiasi autore, tracce nascoste e insospettabili, dettagli importanti. Tale effetto viene realizzato principalmente con l'attenzione a due fattori: 1) l'attenzione alla qualità del suono; 2) un andamento generalmente più lento della media degli altri direttori. Inutile dire che i due fattori si tengono insieme. Più si affrontano a velocità moderata i brani e maggiori possibilità si avranno di fare risaltare in maniera accurata e qualitativamente elevata tutti i dettagli sonori. E' una lettura che non manca mai di stupire, anche se alcuni a volte parvero lamentare una minore eccitazione - rispetto alle interpretazioni di altri direttori - dovuta precisamente alla minore concitazione agogica. Altri fattori resi possibili dall'andamento mediamente più moderato sono il vigore del crescendo e la retorica (i...

Sinopoli interprete di Mahler: tre direzioni di ricerca

 1) Il triviale in Mahler. Nell'interpretazione di Sinopoli della prima sinfonia di Mahler, il terzo movimento risulta emblematico di un taglio interpretativo in cui il triviale viene indebolito, maggiormente risaltando il senso del tragico e del luttuoso allo stato puro. Se la maggior parte delle registrazioni della prima sinfonia sembrano seguire un'indicazione implicita e cioè quella dell'incisione del Funerale del cacciatore (un'incisione del pittore Moritz von Schwind) quale fonte ispiratrice (o meglio quale piccolo programma), sulla scorta di quanto indicato da Mahler stesso, e se ciò vale almeno in parte anche per Sinopoli, si nota però qui qualcosa - in Sinopoli - che si discosta dalla maggior parte delle interpretazioni altrui. Il grottesco dato dal fatto che sono gli animali ad aver ucciso il cacciatore, contrariamente al solito, e a portarlo in corteo funebre non viene convertito da Sinopoli in trionfo del popolaresco e del triviale rispetto al lato serio de...

Sinopoli 1988 nella seconda sinfonia di Elgar

Sta alla grandezza dell'interprete rivestire di un comune milieu culturale, rendendoli partecipi della temperie tipica de più grandi affreschi sinfonici, anche opere e autori che tra scrupolose virgolette possiamo definire "minori". E' il caso della seconda sinfonia di Elgar, il cui linguaggio tardo ottocentesco non esime da una sensazione di déjà vu che si situa in un'area indefinita tra Mahler, Bruckner e Richard Strauss. E Sinopoli è comunque in grado di trarne il meglio dal punto di vista retorico-espressivo.

Antal Dorati 1981 in Don Juan di Richard Strauss

Credo che - dopo quanto hanno avuto da dire Karajan, Sinopoli e Boulez su Richard Strauss (anche se non tutti specificamente su quest'opera) - sia difficile per qualunque interprete mettere in luce altri aspetti significativi dei lavori per orchestra  dell'Autore. Ciò non significa che tentativi come questo, o quelli di Maazel, per esempio, siano poco significativi, ma riesce difficile discernere spunti di significatività (se non forse proprio, paradossalmente, in una certa leggerezza di fondo), nei passi specifici e nel complessivo approccio all'opera, in confronto a quegli interpreti che, scavando in diverse direzioni nella profondità di lavori come questo, hanno trovato filoni preziosi ed in qualche modo, per certi versi, ineguagliabili ed irripetibili.

Così parlò Zarathustra di Richard Strauss (Sinopoli, 1988)

Con riferimento, per ora, al solo primo movimento, qui Sinopoli si supera e supera senz'altro Boulez e Karajan. Karajan, con la sua famosa versione che diede il sonoro a 2001 Odissea nello spazio , lasciava fluire la potenza sonora, come se provenisse da un Deus ex machina . Boulez, con la sua versione gelida e tagliente, dava del brano una versione novecentesca, robotica e inquietante. Sinopoli, con il suo andamento lievemente sfasato (micro-rubato), mostra il lato espressionistico e terrificante del brano.

La sesta sinfonia di Mahler: un confronto Bernstein/Sinopoli

Verrebbe da dire, all'ascolto e al confronto, che Sinopoli è interprete mahleriano altrettanto profondo di Bernstein, con in meno la gioia. Per Sinopoli, Mahler deve essere cupo e inquietante. Nei passi in cui indubbiamente Mahler lo è, la sua interpretazione diviene più profonda e geniale di quella di Bernstein. Nel Mahler di Bernstein vi sono alcuni passi interpretati con un andamento ritmico così privo di stereotipi, da rivelare echi americani. Ma non penso che, in tali passi, Bernstein abbia centrato maggiormente di Sinopoli l'interpretazione. Meno fascinosa dal punto di vista agogico, ma non meno ricca dal punto di vista espressivo e con la prefigurazione di scenari espressionisti appare l'interpretazione di Sinopoli. Quanto al gusto per la grandiosità retorica, i due direttori stanno al pari l'uno dell'altro.

Il terzo movimento della prima sinfonia di Mahler: un confronto Bernstein/Sinopoli

Mentre Bernstein vi cerca e vi ottiene un'unità espressiva di tipo romantico, Sinopoli volutamente lascia slegati i vari episodi e sezioni del movimento. Il riferimento per Sinopoli è il periodo espressionista e dodecafonico della storia della musica, mentre invece Bersntein vede qui nell'Autore un epigono del romanticismo. Di conseguenza la melodia e la passionalità non sono espresse in misura preponderante in Sinopoli, al quale però riesce di dare un taglio espressionista e inquietante al movimento, già solo con la scelta dell'andamento (estremamente lento). E' come se qui Bernstein scorgesse il rimpianto, mentre Sinopoli vuole rivelare le categorie del grottesco, del contraddittorio: quell'universo sparso, gigantesco, spaesato e smarrito che avrebbe di lì a poco, a partire dalla seconda scuola di Vienna, popolato di sé la musica contemporanea.

Sinopoli nel Poème de l'Extase di Scriabin, 1989

Qui Sinopoli non supera Boulez 1968. Il finale per Sinopoli è avventuroso, sincero, mentre per Boulez è metallico, grottesco, risultando con ciò più espressivo ed efficace.

La terza sinfonia di Scriabin di Sinopoli e New York Philarmonic, 1989

Si avverte già dal primo movimento quando un mondo poetico viene "centrato" da un interprete, qui sulla scorta di una sublime e nobilissima eredità mahleriana e di un'orchestra che ha tra i suoi doni la capacità di dare il giusto colore.

Il secondo quadro di Musorgskij

Nell'interpretazione di Sinopoli del secondo quadro di Musorgskij vi è la profondità originaria. Si prenda come termine di paragone l'interpretazione di Abbado con i Berliner , in cui invece vi è un canto rassicurante. Qui Sinopoli tocca il fondo della profondità. Intendo questo con "profondità originaria": non è possibile una profondità maggiore. Non con l'esperienza sensibile. Si tratta dell'estremo limite. In chiave espressiva, vi è l'ostensione di una mestizia irredimibile. Anche in chiave espressiva viene toccato l'estremo limite di un climax , nel senso che non è possibile una mestizia maggiore, e pertanto siamo di fronte a un confine, quello tra mondo sensibile e qualcosa (o un'assenza) che non è tangibile con i sensi. In questa direzione di ricerca occorrerà pertanto tornare. Per quanto riguarda la tecnica con la quale Sinopoli ottiene tale effetto, bisogna parlare dell'anti-sprezzatura. Se la sprezzatura è, a livello fenomenico ...

Sinopoli nei Quadri di un'esposizione di Musorgskij-Ravel

Se dovessimo distinguere tra direttori d'orchestra concertatori e interpreti, Sinopoli farebbe parte del secondo gruppo. Per i primi è meglio sacrificare una percentuale di espressività e caratterizzazione, in favore dell'accuratezza esecutiva e per i secondi il contrario. In entrambi i casi, quando vi è troppo sbilanciamento, non si potrà raggiungere un buon risultato: il direttore ideale tiene interamente a tutti e due gli aspetti. Se il concertatore osa troppo poco a livello interpretativo, la sua accuratezza sarà vana e di bassa lega. Se l'interprete cura troppo poco la precisione dei dettagli esecutivi, la sua espressione ne risentirà pesantemente. Sinopoli diede un optimum con questa versione dei Quadri, perché si sente il lavoro di precisione ed accuratezza, accanto alla sua genialità interpretativa (profondo, sottile, trascendentale, estatico, inquietante, netto, sono solo alcuni degli aggettivi che possono suggerire alla lontana la sua arte di grande interprete)....