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Friedrich Kalkbrenner e il calco della forma sonata

Friedrich Kalkbrenner sembra corrispondere in pieno all'esasperazione di tipo hegeliano che alcuni teorici dell'ottocento (come Adolf Bernhard Marx) diedero alla versione beethoveniana della forma sonata, esasperazione così ben descritta da Dahlhaus e da Charles Rosen nei loro testi. Ad esempio, egli sembra corrispondervi con le sue sonate per pianoforte, tutte di pregevole fattura e tutte aderenti ad un "calco standard" di forma sonata.

Ouverture del Franco cacciatore di Weber

Questa ouverture è così bella, così piena di presagi e di inventiva, è così allusiva (adombrando una serie di categorie dello spirito, in primis  quelle dell'avventura e della gioia), che non mette proprio conto di ascoltare l'opera.

Il terzo movimento della quarta sinfonia di Mahler diretto da Kubelik

Assistito da un'orchestra dai colori e dal virtuosismo unici come la Symphonieorchester Des Bayerischen Rundfunks, Kubelik esprime qui il bizzarro e l'atroce in modo ancora più tipico di quanto riuscì a fare Bernstein con i Concertgebow, e collocandosi - nell'interpretazione di questo celebre movimento - più vicino a Boulez che ne mostrò l'ironia (mentre a Bernstein invece riuscì di immedesimarsi interamente nel dolore e nella passione che qui vengono espressi). Queste ed altre consimili riflessioni sulla quarta di Mahler, oltre che qui sul blog, anche in alcuni dei miei testi .

L'ouverture dell'Oberon di Weber secondo Kubelik

La vertigine è patrimonio di alcuni grandi direttori. Tra questi, Kubelik, con la Bavarian Radio Symphony Orchestra, la esprime in grado sommo (con perfetto climax ascendente fino al finale) in tale brano, collocandolo a mio avviso, più che in una zona a metà tra l'eroismo romantico e il buffonesco (ciò che costituirebbe la lettura più naturale), in una zona di confine che prefigura nientemeno, quanto a qualità dell'espressione, la seconda scuola di Vienna, per quanto ciò possa sembrare anacronistico.

Il microscopio di Giulini

Come al microscopio possiamo vedere una serie di dettagli che solitamente sfuggono all'occhio, così le interpretazioni dei brani orchestrali di Giulini rivelano, di qualsiasi autore, tracce nascoste e insospettabili, dettagli importanti. Tale effetto viene realizzato principalmente con l'attenzione a due fattori: 1) l'attenzione alla qualità del suono; 2) un andamento generalmente più lento della media degli altri direttori. Inutile dire che i due fattori si tengono insieme. Più si affrontano a velocità moderata i brani e maggiori possibilità si avranno di fare risaltare in maniera accurata e qualitativamente elevata tutti i dettagli sonori. E' una lettura che non manca mai di stupire, anche se alcuni a volte parvero lamentare una minore eccitazione - rispetto alle interpretazioni di altri direttori - dovuta precisamente alla minore concitazione agogica. Altri fattori resi possibili dall'andamento mediamente più moderato sono il vigore del crescendo e la retorica (i

I duetti vocali da camera di Agostino Steffani

Gioie assolute nel firmamento del Barocco, i duetti vocali da camera di Steffani non hanno niente da invidiare ad alcun coevo lavoro di alcun altro autore, non lasciano alcun tipo di insoddisfazione nell'ascoltatore, persistono nel ricordo, confortano l'immaginazione, esprimo un'umanità raffinatissima,  eppur immediatamente comprensibile, aspirano, senza esibizione di intenti, alle remote regioni dell'universalità in musica, rivestono la tematica del lamento d'amore di un'aura quasi sacrale, ma non scevra di elevato umorismo. Sono, in una parola, musica colta della più bell'acqua. Su Steffani ho scritto, oltre che qui sul blog, anche in alcuni dei miei lavori .

Musica anno zero

La fine della musica è dovuta al fatto che la fruizione estetica è resa impossibile dall'assenza di gusto e dal mancato riconoscimento di senso e valore alla ricerca del bello, anzi alla completa rimozione della sua stessa esistenza. Pertanto "musica anno zero" significa che dobbiamo ripartire da qui, dal mancato riconoscimento del bello e del valore assegnato alla ricerca del bello e quindi tentare di ripartire rifondando un'estetica. Queste ed altre riflessioni, oltre che qui sul blog, in alcuni dei miei testi .

Il centro dell'universo musicale

Il centro dell'universo musicale dev'essere un luogo incontaminato, la cui bellezza sia inoppugnabile e di plastica evidenza, percepibile da ogni angolazione. Perciò è necessario organizzare un concorso in cui un'apposita commissione stabilisca quali composizioni possono gareggiare tra loro per ottenere tale titolo. La mia proposta - dico sommessamente "oggi", stante l'ineliminabile quota di volubilità umana di cui è preda anche il pensiero più platoneggiante - cade sulle sonate per gravicembalo di Pietro Domenico Paradisi. Ma vediamo qui di seguito i vantaggi di tali sonate in termini estetici. Innanzitutto, se prese con buona regolarità nella scansione ritmica, offrono un senso impareggiabile di serena simmetria, esente, come tutti i brani al clavicembalo, da costruzioni drammatiche basate sull'escursione dinamica. Inoltre, il procedimento compositivo potrebbe essere definito "per gemmazione", cioè con giustapposizione di episodi senza uno svil

Virtuosismo

Il virtuoso si riconosce perché si butta a capofitto  nelle difficoltà  tecniche, anziché ignorarle.

Il problema dell'interpretazione

Il problema dell'interpretazione musicale presuppone il riconoscimento della sua complessità: presuppone cioè il riconoscimento del problema (dell'entità "problema" e non di un problema specifico) e il riconoscimento dell'interpretazione musicale (dell'entità "interpretazione" e non di un'interpretazione specifica) come  dotati di senso e di valore. Con riferimento all'oggi, sembra che tale riconoscimento manchi, perché probabilmente manca l'attitudine ad operare distinzioni in fatto di estetica, ciò derivando a sua volta dalla mancata ricerca di un riferimento autentico, inteso come genuino e universalistico, trovandosi la disciplina scaduta nel mero soggettivismo. Inoltre, oggi, la proposizione di problemi viene generalmente collegata a uno stato di minorità, anziché essere vista come una pregiata caratteristica dell'intelletto. Il concetto stesso di ricerca, in senso filosofico-musicale, è inaridito alla fonte, perché non si presup

Sinfonie di Johann Christian Bach

All'improvviso , dopo una serie di movimenti più o meno manierati, si para innanzi questo squarcio notturno di schietta natura pre-romantica che, come si suol dire, "vale da solo il prezzo del biglietto". E' in un presunto stile "italiano"? Ma tale stile esiste veramente? Mi vengono in mente, tra gli altri: Steffani, Alessandro Scarlatti e Galuppi  (per non parlare degli adagi dei concerti degli esponenti della scuola barocca veneta, ma anche di certi adagi dei concerti per tastiera di Bach padre). L'etichetta storico-musicale potrebbe essere Empfindsamer Stil , preromanticismo, preclassicismo, stile galante maturo, ma la verità è che ciò che si percepisce è unicamente una medesima atmosfera culturale che identifica una ben precisa categoria dello spirito, inaugurando il genere "notturno" cent'anni prima della sua comparsa ufficiale.

Ingrid Haebler e J.C. Bach

Un uso del  fortepiano , quello della Haebler , che - a differenza di quanto avviene per molti tra coloro che utilizzano gli antenati del pianoforte - non contempla quella brutta pratica esecutiva del continuo rubato .

Il beethovenismo empatico di Cramer

Quello di Cramer  è - in ambito sonatistico - un beethovenismo empatico, in cui non vi è quella furia programmatoria di Beethoven, per la quale si deve per forza dimostrare qualcosa (fatto che Jankelevitch  stigmatizzò, come ho notato, oltre che qui sul blog, in alcuni miei lavori ): vi predomina invece l'amore per le strutture ripetitive e per le assonanze intuitive.

Ries

La lontana parentela di  questo movimento di sonata per pianoforte  con l'ultimo movimento dell'Appassionata di Beethoven crea un effetto di straniamento.

S. 136/R. 1, n 12

E se questo brano  dal sapore riepilogativo fosse il centro della produzione di Liszt?

Tomasek

Romanticismo della più bell'acqua .

Anton Liste

Se si rivede il concetto di "minori" esclusivamente nel senso di una (presunta e irrilevante) minore abilità nel produrre con costanza grandi architetture sonore e musicali, allora il "minore" Liste , con riguardo invece all'interesse armonico e intimistico (valori più interessanti della capacità di erigere presunti monumenti musicali) è stato senz'altro un grande autore del romanticismo musicale.

Lo schizzo come genere musicale e la rinascita della Teoria degli affetti nell'Ottocento

Traendo spunto dalle interessanti voci di DEUMM " Albumblatt ", " Charakterstuck" e soprattutto   " Salonmusik " (di Dalmonte), si può definire lo schizzo (al pari del "foglio d'album", della "bagatella", del "capriccio", dell'" impromptu" e del "momento musicale") come un genere musicale che - per il pregevole carattere della sua brevità - ripropone in pieno Ottocento la barocca Teoria degli affetti (un solo sentimento alla volta), depurando il romanticismo musicale del suo aspetto dialettico. Inoltre, come tutti i generi cosiddetti minori, lo schizzo ha il pregio di spezzare l'aspirazione alla monumentalità, alla retorica della potenza e a quella dell'infinito che condizionarono pesantemente gran parte della musica romantica.

Liszt trascrittore

Sbaglierebbe chi sopravvalutasse il Liszt autore rispetto al Liszt  trascrittore , perché il primo occupa la minor parte della sua produzione complessiva. Inoltre, le trascrizioni hanno il valore di un progetto culturale ben preciso consistente nella riduzione all'ambito domestico della monumentalità operisitca e sinfonica, con effetto intimistico e profondamente smitizzante. Le composizioni sue proprie di Liszt, invece, possono essere viste come la certificazione, il riflesso e quasi la cristallizzazione di una fase rapsodica e improvvisativa che logicamente si situa prima, durante e dopo il momento del recital concertistico.

Trascrizione per piano di Liszt dell'ouverture del Tannhauser di Wagner

Finalmente così, con questa  doppia riduzione  (1-la sola ouverture; 2-trascritta per pianoforte), quest'opera si può apprezzare.

Liszt, Apparitions

Quando il mistico ed il sublime  si abbinano all'intimismo, si fanno più apprezzabili.

Ascoltare tutto Liszt (opere per piano solo)

Bisogna davvero convincersi che i nomi delle opere sono un dettaglio (o un pretesto) e che si tratta di un'unica grande opera scritta in un unico grande libro. Le sfumature dettate dalla diversità dei brani costituiscono esplorazioni in direzioni differenti di un medesimo universo.

L'arte del canto applicata al piano, Op. 70 di Thalberg

Paul Wee sa bene che  l'essenza di quest'opera  è nel suo sapore notturno, non nella scolastica riproposizione delle arie d'opera, né nella bieca esibizione di un virtuosismo esteriore.

Moscheles

Il  potente arzigogolo  del genere musicale dello studio.

Apologia dei generi musicali riassuntivi

In quest'ottica, l'ouverture e la fantasia per uno strumento su temi ed arie d'opera potrebbero essere considerati i migliori generi musicali di sempre.

Thalberg (2)

In quanto autore di un  romanticismo non dialettico , Thalberg potrebbe essere considerato il più grande romantico di tutti i tempi.

Thalberg

Chi potrà negare che esiste una categoria dello spirito definibile come  meraviglia del romanticismo rilassante ? Thalberg trae il succo dalle arie d'opera, come fecero Liszt ed altri, concentrandosi sull'aspetto puramente lirico e permettendo di fruire della bellezza dell'opera stessa a chi non può o non intende sottostare a tutto il rituale scenico, né seguire i personaggi, i dialoghi, l'evolversi della trama, né curarsi di ogni altro dato extra-musicale (dato extra-musicale che così non scompare, ma rimane bensì sullo sfondo, immaginato nel suo potenziale vitale e creativo e non subìto nella sua miseria fenomenica).

kuhlau

  La perfezione  esecutiva è una direttrice interpretativa.

Sonata Op. 40, n. 2 di Clementi

Sturm und Drang clementiano.

Romanticismo kuhlauiano

  https://music.youtube.com/watch?v=hBxZm881Sfo&si=T6u4op7N0j0CStvY

Contro le teorie evoluzionistiche in musica

Possiamo definire le diverse sfumature stilistiche e i diversi mondi poetici espressi nel corso della cronologia della storia della musica come espressione di diverse sfaccettature della sensibilità umana e non come evoluzioni dal peggio al meglio o dal più piccolo al più grande, dal meno organizzato al più organizzato, dal meno valido al più valido, dal più arretrato al più avanzato, ecc...

Perché Mozart disprezzava Clementi?

Solo perché era bravo ad eseguire le terzine nella famosa contesa ? O forse perché nella sua musica comincia a fare capolino lo  spirito di sistema?  Spirito di sistema che poi Beethoven rafforzò e connotò ideologicamente nelle sue sinfonie.

Presto

Bello il suono , ma sullo spartito c'è scritto "Presto", che deve per forza suggerire una certa fretta e meno che mai ci si può abbandonare a ritardandi in stile liricheggiante. Meglio semmai, in brani come questo, eccedere in  velocità .

Sonatina di Clementi, Op. 36, n. 3, II

È giusto  dare a questo movimento un andamento da ninna nanna.

Forma sonata mascherata

Se si saltasse il secondo ritornello di questo movimento in forma bipartita , si avrebbe uno splendido movimento in forma sonata monotematica e tripartita (anomalo, ma qualcosa di più di un rondò), con un mini-sviluppo in modo minore, esattamente come viene fatto in  questa versione  senza ritornello.

Sonata per flauto di Geminiani

La capacità di stare leggeri  nel registro grave, producendo un suono dal timbro umano, affine al parlato e interiore è unica da parte di Rampal: immaginare di trovare oggi, con i tanti piccoli imitatori di Galway che forzano il suono nel registro grave, un'esecuzione così è semplicemente impossibile.

Sinfonia per piano solo di Alkan, Op. 39, n. 1

  Dove si dimostra  una volta di più che nel romanticismo musicale, con il tema di apertura si è già detto tutto.

Variazioni su un tema di Rossini

Incredibile come  un brano  che potrebbe essere tracciato non a torto di frivolezza diventi nelle mani del più grande flautista di tutti i tempi un brano di una profondità notevole.

Daniel Barenboim nel concerto n. 21 di Mozart

Dove si nota  che l'eredità pianistica di Kempff nell'interpretazione di questo concerto viene ripresa e migliorata da Barenboim, mentre le sfumature di carattere operistico-buffo della parte orchestrale vengono rese meglio da Bernhard Klee : per Barenboim pare sia il primo movimento di un concerto drammatico al pari del n. 20 e non di un concerto  à la manière de , in cui Mozart gioca tra il serio e il faceto e ciò si nota ancora di più nel celeberrimo secondo movimento  che Barenboim prende assai lentamente. Singolare anche il fatto che invece nel primo movimento del concerto n. 22 per Barenboim cambia tutto , sicché il movimento risulta vorticosamente umoristico.  Il secondo movimento del n. 22  viene reso in perfetta profondità, al pari della versione di Perahia .

Perché?

Perché gli studi per pianoforte, Op. 10 di Chopin dovrebbero essere opera artisticamente più ragguardevole degli studi Gradus ad parnassum di Muzio Clementi? No, infatti non è così: non lo sono.

Il genere musicale dello studio per pianoforte come espressione artistica della nevrosi

L'attenzione ad ogni dettaglio e l'esercitazione preminente su di un'abilità alla volta richiamano il perfezionismo del nevrotico che elabora e rimugina i dettagli in attesa di occuparsi di un progetto grandioso che è sempre rimandato: lo studio eleva a valore artistico quell'indugiare nei dettagli.

Secondo movimento della sonata Op. 9, n. 2 di Muzio Clementi

Il clima poetico  di tale movimento della sonata di Clementi   del 1783  è molto vicino per più aspetti a quello che sarà il primo movimento della sonata n. 14,  Al chiaro di luna di Beethoven del 1801.

L'arte evoluta di Muzio Clementi

Finalmente  Clementi  comincia a riemergere dal dimenticatoio della storia in tutta la sua statura.

Albinoni, Op. 10

E poi? E poi c'è l'Op. 10 .

Prime sinfonie di Muzio Clementi e di Felix Mendelssohn

L'una, quella di Clementi , composta nel 1787, l'altra, quella di Mendelssohn , nel 1824: nel primo movimento tira la stessa aria e alcuni passi motivico-melodico-ritmici delle due sinfonie e di sezioni orchestrali in dialogo si assomigliano. Sullo sfondo, il mondo poetico delle prime sinfonie beethoveniane: peraltro la prima sinfonia di Beethoven data 1799 circa, la seconda sinfonia data 1800 circa, quindi si può pensare che il nucleo ispirativo di quel mondo poetico sia, in buona parte, originario di Clementi .

Clementi vive

Muzio Clementi viene rivalutato nel corso dei decenni, con l'aumentare della conoscenza della sua musica. Tale rivalutazione si ha sia nel giudizio estetico, sia nella qualità e quantità di esecuzioni e registrazioni disponibili. Già da alcuni decenni sono disponibili le registrazioni del suo significativo lascito sinfonico ed anche la sua opera per pianoforte, per la quale è maggiormente noto, trova oggi maggior completezza, varietà e qualità interpretativa. Il mondo poetico di Clementi è il classicismo nel modo che Beethoven sviluppò. Ora non si tratta di rivendicare una paternità cronologica o territoriale (concetti che in musica contraddicono il significato stesso della musica), ma di riconoscere l'importanza di quel mondo poetico.

Secondo movimento del concerto per pianoforte e orchestra di Muzio Clementi

Si ha qui un'arte che nulla ha da invidiare all'ambientazione poetica degli adagi dei concerti per pianoforte e orchestra di Mozart.

L'invidia di Mozart

E se il genitivo, riferendoci al noto film di Forman , fosse soggettivo, anziché oggettivo (Mozart che invidia Salieri, anziché il contrario)? Questo concerto non è forse qui a dimostrarci che le tesi esposte da Mann in Tonio Kroger sono vere? (Ossia che per esprimere nell'arte ciò che si prova nella vita, l'artista non può provare veramente ciò che gli altri provano nella vita e che - viceversa - a chi vive nell'ingenuità e nella bellezza è negata l'espressione artistica dell'ingenuità e della bellezza). Il massimo dell'ingenuità che non è arte (Salieri), contro il massimo di contraffazione (Mozart) che però è arte? Mozart avrebbe potuto invidiare Salieri per la sua purezza di intenzioni, inesorabilmente destinata a soccombere di fronte alla sua maestria? La massima capacità di elaborazione, funzionale all'espressione della vita, è anche espressione in sommo grado di contraffazione? Se così fosse, verità e bellezza sarebbero inesorabilmente scisse. Ciò

Sinfonia a 5, Op. 2, n. 4 di Tomaso Albinoni

Premozartismo  albinoniano o fonte ispirativa per il salisburghese? Mi riferisco ad alcuni famosi adagi dei concerti per pianoforte di Mozart .

Adagio del concerto per oboe in re minore, Op. 9, n. 2 di Tomaso Albinoni

Come non comprendere che  qui  era già stato detto tutto?

Op. 9 di Tomaso Albinoni

Ci sono le cantate di Alessandro Scarlatti e quelle di Agostino Steffani. C'è tutta la produzione di Giovanni Battista Pergolesi. Ci sono le sonate per flauto di Benedetto Marcello e c'è il concerto per oboe del fratello Alessandro, ci sono le sonate per violino di Arcangelo Corelli e i suoi concerti grossi. E infinite opere di infiniti autori. E poi? E poi c'è l'Op. 9 di Tomaso Albinoni: indicibile, innominabile, perfetta, divina, assoluta.

Il complesso problema dell'interpretazione

Il complesso problema dell'interpretazione è tale per cui ogni esecuzione, interpretazione, concezione di un'opera è un mero segno di riconoscimento dell'opera stessa nel suo apparire fenomenico a noi, mentre nella sua essenza essa rimane totalmente altra e inconoscibile come il noumeno kantiano? Ogni indagine estetica è dunque un'indagine metafisica?

Una teoria sul romanticismo musicale

Il romanticismo musicale potrebbe essere pensato come una derivazione scadente, come l'atto di perdizione del fulgore del barocco e del preclassicismo? E che senso avrebbe che tale linea evolutiva (o meglio involutiva)  - se mai - fosse inframmezzata da un periodo nonsense , in cui si pretese la quadratura del cerchio, qual è il classicismo musicale? Il razionalismo del classicismo musicale sarebbe in realtà una razionalizzazione della sensazione di aver perduto un mondo? Una sorta di meccanismo di difesa, caduto il quale ci si lasciò andare al romanticismo che già da subito sarebbe stato decadentismo?

Il ritmo in Albinoni

Il ritmo in Albinoni non ricalca direttamente la danza, con una distinzione netta tra brani di ascendenza vocale e brani ritmici di tipo coreografico, come invece avviene in molti altri autori barocchi, ma risulta sempre bensì un'elaborazione culturale e astratta, tale per cui il ritmo stesso si pone su un piano artistico di opera d'arte e non di brano ballabile.

Op. 7 di Albinoni

Quando leggo commenti riduttivi sull' Opera 7 di Albinoni, mi chiedo chi li abbia scritti e che cosa abbia ascoltato.

Vincenzo Ferroni, trio per violino, violoncello e pianoforte

Meraviglie del romanticismo strumentale italiano .

Giuseppe Martucci

Splendido esempio di brano di sapore notturno . Non so se Martucci sia da annoverare tra gli epigoni del romanticismo musicale o tra i precursori del novecento musicale, ma credo che qualsiasi considerazione storica, se intesa in senso relativistico e riduttivistico, non renda ragione al valore dei singoli brani dei vari autori nella loro reale portata dal punto di vista estetico. In questo caso, al di là anche dei modelli che potevano ispirare e sicuramente ispiravano l'Autore (per esempio Schumann, o piuttosto il notturno di Bizet), ciò che conta è che in senso originale vi è l'evocazione riuscita di un mondo poetico.

Geminiani, opere per clavicembalo

Bene, se questo è il nuovo standard per le esecuzioni al clavicembalo, cioè con una scansione ritmica regolare o comunque riconoscibile e con un suono perfettamente udibile e gradevole, allora si possono sì utilizzare gli strumenti d'epoca per suonare la musica del '700.  

Bononcini

 Brani come  questo  comprovano che l'inizio del romanticismo musicale va retrodatato, e di molto, almeno ai primi del '700.

"Fugge il tempo"

Da La conversione di Maddalena , oratorio di Giovanni Bononcini,  dove si dimostra  che vi sono interpretazioni assolute, cioè tali per cui non si sente il bisogno di altre, né è possibile la stanchezza dell'ascolto, ma s'instaura bensì un circolo virtuoso dell'ascolto. Come già detto in altro post precedente.

"Spezza, amor" di Steffani

Il sublime intreccio di voce, oboe e fagotto in uno stile che, mai dimentico del ritmo, guarda al Barocco della teoria degli affetti.

Sonate da camera di Steffani

Stile sensibile italiano (Steffani)  

Il tratto inconscio dell'esecutore

Con esito dovuto a frammiste influenze, l'una volontaria e derivante dalla concezione poetica del brano eseguito secondo la visione e le intenzioni dell'esecutore (al netto dello scarto esistente tra la visione interiore dell'esecutore e gli strumenti e impedimenti dell'esecuzione stessa), l'altra inconscia, quale espressione, tra l'altro, anche dei conflitti tra l'Io dell'esecutore e il suo mondo pulsionale, l'interpretazione, che pure deve avere quale obiettivo la coincidenza con le intenzioni dell'Autore, ricercate con l'ausilio della lettera e della notazione dell'Autore stesso, nonché con l'apporto di conoscenze stilistiche quanto più vaste possibile, è il terminale di un processo complesso e inestricabile, tale per cui per ogni grammo di musica suonata occorrerebbero idealmente tonnellate di carta per descriverla. Così, tra le varie letture possibili di un'esecuzione, vi è anche quella della personalità dell'esecutore ch

"Inquieto mio cor" di Steffani

Ulteriore esempio di "lamento d'amore"  della più bell'acqua, qui nella forma del duetto.

Hantai interprete di Frescobaldi

Dove si dimostra che, a certe ben precise condizioni, il suono del clavicembalo può essere ricco e appagante .

Il pedale, l'ostinato, la coda, la cadenza e il moto perpetuo come conversione estetica dell'insistenza

Il pedale e l'ostinato svolgono un ruolo molto importante, così come la coda, il moto perpetuo, la cadenza e altre figure stilistiche consimili, nel convertire esteticamente nella bellezza il paradigma umano dell'insistenza parossistica (altrettanto nel genere del Tema e variazioni che merita discorso approfondito). Ciò spiega il motivo dell'utilizzo a piene mani di simili strumenti stilistici fin dall'antichità. Da un lato, tali strumenti richiamano un atteggiamento mentale e vitale pervasivo, invadente nell'esistenza umana, spesso non in forme positive o piacevoli (si potrebbe dire quasi "infestante"), dall'altro il piacere consiste proprio nel convertire tali atteggiamenti in uno strumento o in un ornamento al servizio del bello nell'arte. In tale tradizione si inserisce per esempio la cadenza del primo movimento del Concerto brandeburghese n. 5 di Bach: si tratta di una conversione estetica del gusto per l'esagerazione linguistica, della lo

"Dal mio petto o pianti uscite", da Niobe di Agostino Steffani

  Si aggiunge qui  un tributo di notevole rilevanza al romanticismo universale , cioè inteso in senso a-storico. Evidentemente si tratta di una categoria dello spirito nata molto tempo prima della categoria storico-letteraria e storico-musicale. Tanto è vero che tale categoria dello spirito permea di sé moltissimi compositori tra il periodo barocco e il periodo preclassico. Trova riscontro in un tipo di aria che era codificata da ancora prima e che può dirsi del "lamento d'amore".

Il concetto di perfezione interpretativo-esecutiva

Ecco un esempio  di percezione esecutivo-interpetativa, tale per cui - partendo da una premessa estetologica di godimento di una bellezza rifulgente, anche e soprattutto sonora, palese e palpabile - non si avverte il bisogno di alcuna altra esecuzione e interpretazione, configurandosi qui un optimum che diventa quindi modello e oggetto di contemplazione, in senso si potrebbe dire platonico, con buona pace degli strali antiplatonici di Dahlhaus.

Steffani

Altro alto esempio di sublime in Steffani .

Una voce per l'ultimo movimento della Quarta di Mahler

Si dovrebbe utilizzare un soprano leggero. Bisognerebbe evitare un'impostazione vocale da teatro dell'opera, con sfoggio di potenza belcantistica. Bernstein fece cantare un bambino (questa è in effetti la personificazione più azzeccata della voce cantante che decanta le meraviglie di un paradiso di ghiottoni). Potrebbe essere utilizzato un falsettista come Jaroussky o Derek Lee Ragin, o un soprano come Francesca Lombardi Mazzulli, o Rosita Frisani, o Gemma Bertagnolli, o Nuria Rial, o Nora Fischer, con un'impostazione vocale non votata all'esibizione della potenza (o capace di non esibirla). La voce deve avere un timbro soavissimo. Deve sembrare una cosa che si affaccia su una nuova era, un mondo mai visto. Penso che l'interpretazione giusta dovrebbe venire naturale, sol che si seguano le indicazioni poetiche e filosofiche di cui Mahler lasciava ampie tracce per tutti i suoi lavori, per cui non si può certo dire che non si sa quale ne fosse l' humus , il milieu

"Caldo sangue", da Sedecia di Alessandro Scarlatti

Alto esempio di sublime scarlattiano .

Sinopoli interprete di Mahler: tre direzioni di ricerca

 1) Il triviale in Mahler. Nell'interpretazione di Sinopoli della prima sinfonia di Mahler, il terzo movimento risulta emblematico di un taglio interpretativo in cui il triviale viene indebolito, maggiormente risaltando il senso del tragico e del luttuoso allo stato puro. Se la maggior parte delle registrazioni della prima sinfonia sembrano seguire un'indicazione implicita e cioè quella dell'incisione del Funerale del cacciatore (un'incisione del pittore Moritz von Schwind) quale fonte ispiratrice (o meglio quale piccolo programma), sulla scorta di quanto indicato da Mahler stesso, e se ciò vale almeno in parte anche per Sinopoli, si nota però qui qualcosa - in Sinopoli - che si discosta dalla maggior parte delle interpretazioni altrui. Il grottesco dato dal fatto che sono gli animali ad aver ucciso il cacciatore, contrariamente al solito, e a portarlo in corteo funebre non viene convertito da Sinopoli in trionfo del popolaresco e del triviale rispetto al lato serio de

"Ditele che il mio core" di Porpora

Straordinario esempio di lamento d'amore in ambientazione bucolica del Porpora, di un intimismo schiettamente preromantico, o forse sarebbe meglio dire romantico tout court . "Ditele che il mio core Per lei si strugge in pianto E che costante amore Le giuro e fedeltà. Ditele ch’io sol bramo In segno di pietà Che dica Tirsi io t’amo E Tirsi poi morrà".

Pregiudizi su Porpora

Dove si nota  che i pregiudizi sulla presunta stantia staticità della forma belcantistica di Porpora sono immotivati.

Jommelli nel genere sacro

Dove si dimostra  che, da un lato, ogni compositore è diverso da sé stesso, secondo il genere che affronta (caso tipico quello di Porpora, oggi maggiormente valutato nel genere sacro, dove mostra un volto non solo stilistico, ma anche poetico sorprendentemente diverso dal suo volto belcantistico), dall'altro, che alcuni stili tipici delle arie delle opere liriche si ritrovano, come nel caso di questo brano, anche nei brani di genere sacro, con una commistione che ci fa capire che il sacro e il profano in musica non sempre erano così distinti e che ognuno, nel comporre, non riesce a scindere sé stesso in parti diverse e non comunicanti, ma bensì rivela una sola identità di soggetto.

Requiem di Antonio Lotti

Distante nel tempo fenomenico, ma  affine al mondo incantato della Quarta di Mahler . In più punti.

Musica sacra di Zelenka

Dove si nota che l'Autore unisce la vivacità ritmica alle caratteristiche melodico-armoniche tipiche del genere .

Bartoli interpeta Porpora

Paradossalmente di fronte alla bellezza assoluta del suono, in questo caso della voce umana, occorre sospendere il giudizio estetico .

So ch'ella è'l sole

Forse l'aria più bella del Giardino d'amore di Alessandro Scarlatti.

Il suono di Karajan

L'importanza.  

Un'altra persona

  https://music.youtube.com/watch?v=2m-dap9poT4&feature=share Quando, alcuni anni fa, andai a sentire la Patetica suonata agli Arcimboldi dalla Filarmonica della Scala diretta da Myung-whun Chung, rimasi alquanto perplesso. Dov'era l'incanto del finale del primo movimento che rifulgeva nell'incisione di Karajan con i Berliner? Dove il languore del secondo movimento? Solo l'ultimo movimento mi sembrava accompagnare l'ascoltatore ad adeguate profondità. Poi un giorno, uno sente lo stesso interprete dirigere un'altra (ben altra) orchestra (la Filarmonica di Seul) e scopre che quell'interprete è un'altra persona. O meglio: tutte le scelte che apparivano bizzarre nella prima esecuzione trovano senso compiuto, semplicemente perché l'orchestra è in grado di eseguirle meglio. In particolare, i tempi rapidi non sembrano sintomo di una serata infelice, ma prove di virtuosismo per un suono orchestrale che riesce lo stesso a "uscire" meravigliosame

Traetta

  https://open.spotify.com/track/4zg16lqifZUWdarZScTm5R?si=3sWe8kT7TUWd9tPuWMY7wg

Minuetto con variazioni

Dove, oltre al fenomeno dell'intensificazione tipico del tema e variazioni, c'è anche il ritorno e quindi il rafforzamento del tema.

La fine della musica

Identificato ormai definitivamente il mondo perduto con la scuola musicale napoletana del '700, mi pare che non rimanga molto altro da aggiungere. Già Mozart si sarebbe incaricato di rompere l'incanto bucolico e dipoi su, su fino a Beethoven e oltre, al romanticismo e alla musica contemporanea, tutto sarebbe stato decadenza, fino alla dissoluzione della musica classica nel '900 e negli anni 2000.

Il mondo perduto

Pasquale Anfossi .

Glinka

Anche la viola, come il violoncello, in rifornimento al romanticismo universale.

Balakirev

Romanticismo universale .

Quartetto n. 15 di Alfred Hill

Va aldilà di un facile esotismo di maniera, esprimendo una concitazione con cui si rivisitano alcuni luoghi manierati vedendoli sotto nuova luce .

Gaetano Brunetti

Stile sensibile brunettiano.

Andrea Zani

Ancora sullo stile sensibile italiano .

Antonio Brioschi

  Stile sensibile milanese (2).

Giovanni Battista Sammartini

  Stile sensibile milanese .

Giovanni Battista Sammartini

Una bellissima, drammatica sequenza di brani .

Stile sensibile di Vincenzo Manfredini

Nulla da invidiare ai migliori adagi dei quartetti di Haydn .

Francesco Geminiani

Vale  quanto scritto sotto per Manfredini.

Francesco Onofrio Manfredini

A  dimostrazione  che l'utilizzo di strumenti moderni rende brillante e vivo ciò che con strumenti d'epoca risulterebbe probabilmente pallido e smorto.

Op. 1 di Pietro Locatelli

A  dimostrazione  della correttezza della teoria di Glenn Gould sul fatto che a volte l'Op. 1 si rivela la migliore, con buona pace dell'evoluzionismo musicale.

Gli Ugonotti secondo Liszt-Cohen

 Non so trovare in questa interpretazione di Arnaldo Cohen della lisztiana Fantasia su temi degli Ugonotti nessuna minore qualità rispetto a quanto espresso da Arrau nei suoi Studi di esecuzione trascendentale di Liszt.

La chiusa del secondo movimento della Fantastique

Dutuoit, Gergiev e Celibidache affondano le ultime note, rallentando. Maazel, Bernstein, Pretre e Muti seguono la strada opposta, stringendo. Abbado sceglie una soluzione intermedia (prima accelera e rallenta sulle ultimissime note). Altrettanto Karajan (ma al contrario, prima rallenta e nelle ultimissime note accelera), Barenboim e Mehta. Celibidache e Bernstein fanno sentire molto bene tutte le note nei passaggi veloci dei violini. Mille e più mille scelte diverse per un finale di movimento che, comunque lo si prenda, è travolgente.

Cantate per baritono di Giuseppe Corsi

  https://open.spotify.com/track/3vu0iv5NZ54HWMc4g0K6sc?si=8XLRHu4gTDeQwDHv4V4uQA Qualcosa di poco appetibile da un certo vertice osservativo diventa bellissimo a causa della bravura dell'interprete.

Consacrazione

 Vedo  questo filmato  come la consacrazione di Abbado come artista sommo, proprio qui dove - giovanissimo - sfodera umiltà e spirito critico, massima vigilanza e precisione. La parola d'ordine è non lasciarsi andare, non lasciarsi travolgere dal facile entusiasmo del crescendo rossiniano, perché ogni dettaglio è importante, l'orchestra deve essere sempre attenta e la creazione di qualcosa di così grande, nobile e complesso come questa celeberrima ouverture merita il massimo impegno e controllo. 

Adagio della sonata in La minore per flauto e chitarra di Loeillet

https://youtu.be/ekc2-YvQRw8   Quel suono che era di quella volta e che non si ripeterà più. Il riferimento al dove e al quando dovrebbe essere  questo , nel 1967, anche se - non essendo specificato sulla copertina dell'LP - la registrazione non dovrebbe essere dal vivo. Il riferimento al dove e al quando riguarda in questo caso sia l'aspetto mitologico, sia il richiamo alla naturalezza ispirata dagli eventi dal vivo, in quanto quel suono la incarna, con la sua inarrivabile semplicità che diviene paradigma interpretativo.

La testa sott'acqua

  https://open.spotify.com/track/2lOm0w7IyB0Jeb4kzQZSWx?si=MAGlKH3LS6m5soLvmIMDAQ Se non fosse per questa sensazione di apnea, l'interpretazione sarebbe bella.

Jommelli

https://open.spotify.com/track/1jkcv5uUGaIGcrhx8da0FM?si=KB_Q7z7ZQmKwJiJkpzFiPQ   Questo per chi dubita che la voce umana possa superare in bellezza gli strumenti. Mi riferisco in particolare alla prima nota e alle sue seguenti comparizioni, in qualche modo quasi metafora, immagino, della folgorante bellezza celestiale.

In quartetto veritas

Il quartetto come genere rivela, aldilà delle alterne fortune nella ricezione, aldilà delle personali, diverse aree di approfondimento e aldilà delle peculiarità nazionali, la vera anima di ogni Autore, in questo caso schiettamente romantica .

Il Festival delle Cantate da Camera per voce sola di Alessandro Scarlatti

Si è tenuto il mese scorso in forma diffusa, ma mai in contemporanea, in vari teatri e luoghi ameni di Milano, il primo Festival delle Cantate da Camera per voce sola di Alessandro Scarlatti. Le più di ottocento cantate da camera per voce sola di Alessandro Scarlatti erano rimaste in buona parte inedite, ineseguite e mai registrate fino a quest'occasione d'oro. Rappresentano il più bel sunto della parte intimistica della lirica, sottratta agli inutili fasti teatrali con le ben note decisioni del 1697 e del 1699. Il festival si tiene a ciclo continuo, anche di notte e dura in tutto sedici giorni. Tutti gli eventi sono ripresi e proiettati in mega-screen in tutti i teatri e luoghi pubblici. L'evento dovrebbe gareggiare con i più impegnativi festival mondiali, come quello wagneriano di Bayreuth. Le più belle voci del giorno d'oggi, chiamate a partecipare al Festival, registreranno tutte le cantate che usciranno in un gigantesco album che sarà disponibile in tutti i formati

Romanticismo ante litteram in alcune arie di Alessandro Scarlatti

E' il caso di " O cessate di piagarmi " e "Toglietemi la vita ancor" dal Pompeo e di " Aiutatemi a morire " da "L'Olimpia". Qui il tono mesto, intimo, il modo minore e la dolcezza melodica pongono l'Autore in una dimensione mitica che, come nel caso delle cantate di j.S. Bach ("Cfr. "Non sa che sia dolore") configurano un romanticismo ante litteram o, come preferisco chiamarlo, a-storico.

Kempff

Il senso di stabilità  è fra i tratti maggiormente apprezzabili del pianismo di Kempff.

Jommelli (2)

Ancora una volta  si percepisce la chiamata della bellezza, in una sorta di confronto sublime. Il sublime comporta lo spavento, da parte dell'umano, nel trovarsi di fronte al soprannaturale, inteso come bellezza sovrumana.

Il segreto del fabbro di Kempff

Credo che il segreto consista nel fare intuire la progressiva complicazione parossistica delle variazioni solo un poco alla volta, in modo da far credere all'ascoltatore di stare assistendo a un processo naturale.

Preludio della Suite in do minore per flauto e clavicembalo, BWV 997 di J.S. Bach

Nel bagaglio di formule espressive di J.S. Bach per la musica strumentale, in parte ripreso dai vari stili delle arie vocali che erano in corso di codificazione già dall'epoca barocca, vi è anche una sorta di declamato dal carattere drammatico (quasi un'aria che prenda le mosse da un recitativo), come nel bellissimo preludio della Suite in do minore per flauto e clavicembalo, BWV 997. Qui di entusiasmante ed enigmatico (nel senso che chi lo suona lo trova inusuale e gli dà una sorta di sensazione di straniamento) c'è, già subito in apertura, il do ripetuto in contrattempo del tema del flauto. Senza mettere in discussione il cardine bachiano, in base al quale tutta la musica rappresentava per lui una lode a Dio, il modo minore investito di una tale potenza drammatica identifica le zone d'ombra del dubbio umano e della disperazione, come in un'anticipazione profetica dello Sturm und Drang che nemmeno quelli - tra i figli musicisti di Johann Sebastian - che inauguraro

Gara di velocità (potenza, verità, bellezza)

Ho già scritto altrove di come Giulini prendesse i tempi richiesti dal brano e che, dove c'era da prenderli stretti, li prendeva stretti. E' il caso dell'ouverture delle Nozze di Figaro di Mozart. Qui secondo me Bernstein ed altri non colsero che, più che richiamare un clima genericamente giocoso e buffo, questa ouverture è una prova di forza dell'orchestra. Di tale avviso, Karajan ne scatenò il virtuosismo con la sua versione degli anni '50 , la cui velocità è mozzafiato. Questo brano mi fa venire in mente, di Karajan e i Berliner, il finale del primo e soprattutto dell'ultimo movimento dell'ottava sinfonia di Beethoven, nel senso che credo Karajan cogliesse non tanto una caratteristica stilistica o estetica del compositore, un suo tratto caratteristico, ma una categoria dello spirito che Nietzsche definì come volontà di potenza (giusto per definire un concetto anti-idealistico tramite un concetto idealistico). Questo aspetto della resa musicale come volo

La Finta giardiniera di Pasquale Anfossi alla Scala

Successo enorme alla sua epoca (tanto che Mozart ne trasse ispirazione per la sua opera omonima) e già riscoperta da tempo ai giorni nostri, nonché incisa, la meravigliosa  Finta giardiniera di Pasquale Anfossi approda quest'anno alla Scala, dove ha l'onore della prima. Qui alla Scala - nell'ambito delle opere scelte per le prime rappresentazioni - Anfossi mancava dal 1780 (vi fu messo in scena l' Antigono ). Quanto sopra è frutto di pura fantasia, per quanto concerne la realtà presente: non così per alcuni dettagli storici (ed estetici) non irrilevanti.

Jindrich Feld suonato da Rampal

Apprezzabile il suono roboante, coraggioso, senza infingimenti, come non c'è più.  

Il Luchesi di Plano

Sono contento del fatto che la marea montante delle esecuzioni pseudo-filologiche su strumenti d'epoca con presunto stile esecutivo d'epoca, da cui siamo stati invasi a partire da un certo periodo degli anni '90 fino a tutto il primo decennio degli anni duemila, inizi a mostrare la corda: sciocche e patetiche parodie di rappresentazioni storiche su strumenti inadeguati, il cui suono, fioco e sgradevole, spesso è inudibile e non soddisfa (sono tanti gli interpreti che vi si cimentano, alcuni anche eccellenti, ma il suono è brutto lo stesso).  Invece, le sonate Op. 1 di Andrea Luchesi suonate al pianoforte da Roberto Plano suonano in maniera convincente e mi fanno riallacciare il discorso ad altri post su tale argomento: l'utilizzo del pianoforte per la musica per tastiera di Autori (chi più, chi meno) appartenenti al periodo pre-pianistico è la scelta più indicata a rendere l'intimismo e il potenziale espressivo di tali composizioni. Vale lo stesso per il Bach di Gou

Una teoria sulla musica in modo minore

La musica in modo minore preesisterebbe e si sarebbe lasciata trascrivere - a volta a volta - da diversi musicisti nel corso del tempo. Se sostituiamo il concetto di creazione con quello di trascrizione, credo che risulti più chiaro il mistero della musica in modo minore.

Il Galuppi di Napoli

Nelle sue tre incisioni di varie sonate per tastiera di Galuppi, suonate al pianoforte, Matteo Napoli compie un'operazione analoga a quella di Gould con Bach: rende fruibili e romantizza in senso intimistico (tramite l'uso del pianoforte invece del clavicembalo) brani che, se suonati su strumenti d'epoca, hanno invece un suono dal sapore arcaico. In particolare, la bellezza del suono del pianoforte esalta la qualità delle sonate di Galuppi. Del resto, in barba alle interpretazioni pseudostoricistiche su strumenti d'epoca, o simil d'epoca, tutti i tipi di brani risultano migliori, suonati su questo strumento, anziché sul clavicembalo. Sostenere il contrario, sarebbe come dire che nel medioevo - potendo scegliere - le persone avrebbero preferito un carretto all'automobile, per il solo fatto che l'automobile ai tempi loro non esisteva. Oltre a ciò, c'è da dire che molti movimenti di sonate per vari strumenti di vari autori barocchi consistono in trascrizion

Kammersymphonie n. 2, op. 38 di Schoenberg

Figlia di un romanticismo cupo e asciutto (colorata così in Boulez 1980) che insiste nel registro grave, la Kammersymphonie n. 2, op. 38 di Schoenberg non reca traccia di sentimentalismo. Schoenberg riuscì a sganciare il romanticismo dalle sue deformazioni retoriche, trionfalistiche, sentimentalistiche e financo dall'autocompiacimento tragico.

Le Nozze di Figaro di Giulini

Queste Nozze di Giulini (1959), caratterizzate da una certa austerità e drammaticità nei modi del fraseggio che a tratti sembra smarrire il lato giocoso dell'opera, sono però musicalmente altrettanto belle dell'indimenticabile Don Giovanni dello stesso Giulini (1959). Notevole l' ouverture (a proposito di chi - erroneamente - definì sempre più lenti della media i tempi di Giulini: Giulini prendeva i tempi dettati dalle necessità dell'opera e questa  ouverture , bella stretta, ne è una dimostrazione lampante). Per la cavatina di Barbarina, però, a mio avviso è preferibile l'andamento scelto da Muti (1987).

Alleggerire Verklarte Nacht, op. 4 di Schoenberg

Splendida sia nella sua versione per sestetto d'archi, sia nella versione orchestrale, Verklarte Nacht di Schoenberg presenta, quale unico problema all'interpretazione e all'ascolto (i due momenti sono collegati) la tendenza quasi automatica a cercare di ricondurre il flusso musicale del brano alla fonte ispiratrice, ossia alla patetica storia tratta dalla poesia di Richard Dehmel. Per tale motivo, di fondamentale importanza è la scelta - all'ascolto - di una registrazione (come quelle di Boulez con la New York Philarmonic e con l'Ensemble Intercontemporain, degli anni '70 e '80 del '900) che sia depurata dai fumi del decadentismo e che presenti il più puro distillato di tale brano che si affaccia su quella che sarà la nuova musica.

Perahia e Michelangeli nel n. 15 di Mozart

Per Michelangeli il ritmo è una maniera, è un'esposizione di Art déco. Per Perahia è il centro di questo concerto. Per Michelangeli conta il timbro e la bellezza del suono. Per Perahia è il flusso alla Festival di Marlboro che conta.

Gli Studi Op. 10 di Chopin secondo Pollini, 1972

Dotato in questo famoso disco di un virtuosismo esplosivo (che personalmente mi interessa meno, anche se suppongo avrà entusiasmato ascoltatori e pianisti dilettanti, innamorati del potere del virtuoso sullo strumento), Pollini rimane indimenticabile nel secondo, celeberrimo studio in La minore, per il tocco ed il fraseggio, il cui  risultato estetico è costituito da una sorta di intimismo quadrato, pacato, perfettamente giusto.

L'interpretazione di Gould del secondo movimento del concerto italiano di Bach

Lontano dalle fole pseudo-filologiche delle esecuzioni su strumenti d'epoca e con presunto stile esecutivo dell'epoca, che più tardi trionfarono, Gould registrò questo movimento del concerto consapevole del fatto che lo stile italiano di Bach è tutt'affatto astratto: è una stilizzazione, un'interiorizzazione, una simbolizzazione, un'esotizzazione di un presunto stile italiano (che non esiste). Parimenti, eseguendolo al pianoforte (come eseguì al pianoforte tutto il resto della musica di Bach), Gould dimostrò che non era il timbro dell'epoca che a Bach interessava, ma il timbro astratto della pura perfezione.

Problemi di ricezione di Sibelius

Perché Abbado (nessuna incisione e dichiarazioni di "non amore", v., p. es., la conferenza stampa riportata da Repubblica, del dicembre 1989, in occasione della sua nomina a direttore dei Berliner ) e Boulez (nessuna incisione) non amavano Sibelius? Probabilmente per le medesime ragioni che diedero luogo alla scomunica di Sibelius da parte di Theodor W. Adorno (Cfr., p.es., di Adorno, Introduzione alla sociologia della musica,  Giulio Einaudi Editore, Torino, 1971, pp. 181, 210, 258; Tit. Orig.:  Einleitung in die Musiksoziologie. Zwolf theoretische Vorlesungen , 1962, Suhrkamp Verlag, Frankfurt am Main). Invece Bernstein (incisione del ciclo completo delle sinfonie e altro, come, ad esempio la puntata dedicata a Sibelius nell'ambito dei New York Philarmonic Young People's Concerts, del 19 febbraio 1965 ) e Maazel (due incisioni complete del ciclo delle sinfonie, una con i Wiener negli anni '60 del '900 e l'altra con la Pittsburgh Symphony Orchestra negli

Il minuetto della seconda Suite dall'Arlesiana di Bizet

Mentre il flautista della "Royal Family" (con Beecham sul podio, Royal Philarmonic, 1957) dà un'interpretazione perfetta, ma stona appena si aggiunge all'unisono l'oboe (ma è l'unico a suonare da piano a pianissimo dall'inizio alla fine), Galway con i Berliner (1977) fa il suo solito vibrato sulle note acute, in stile belcantistico (che però in casi come questo sta malissimo, perché non c'entra niente con lo stile del brano). Ozawa con l'Orchestre National de France (1983) adotta un andamento troppo lento e con un fraseggio scolastico. Bernstein, con la New York Philarmonic Orchestra, pretende dal flauto un vibrato fuori luogo (per rendere più passionale il brano, ma la passionalità con questo brano non c'entra) che lo porta anche a fargli semi-scrocchiare qualche nota, mentre Pahud (2010), con la Rotterdam Philarmonic Orchestra adotta uno stile vicino al flauto della Royal Philarmonic Orchestra, ma come al solito in modo un po' troppo rice

Coda dell'ultimo movimento dell'Appassionata di Beethoven: la versione di Kempff

La versione di Kempff 1965, pur non staccando in modo sorprendente tramite variazione agogica, come in Backhaus, risulta staccare tramite una sorprendente resa melodico-corale: il sale della coda, ossia la sorpresa, ne risulta salvo.

Nessun problema con Bizet

L'arte asciutta, musicalmente cristallina non è mai stata di moda presso gli storici della musica. Questi sono attratti da valori extramusicali, dalla musica vocale, da significati ideologici (la trama, il dramma, il libretto, il loro significato letterale o simbolico, le influenze sociali, politiche, la personalità e la vita privata del compositore, ecc...). D'altro canto, i valori assegnati alla musica "pura", quella puramente strumentale, sono stati monopolizzati da figure del classicismo tedesco, in primis Beethoven, anche ad opera dei teorici di estetica musicale, oltreché da parte degli storici. Ne risulta che l'universo dei valori musicali è male abbozzato e perennemente commisto a una preminenza di valori di tipo linguistico, anche per via di una loro più immediata comprensione, nonché trascrizione in testi storici o enciclopedici. Ecco perché sussistono scotomi inquietanti nella considerazione tributata a composizioni, linee culturali e dimensioni estetic

Stile Kempff e stile Festival di Marlboro

Il primo caratterizzato da lentezza, drammaticità, colore bruno del suono. Il secondo tutto vivacità ritmica, chiarezza del suono e leggerezza di fraseggio. Il primo caratterizza le interpretazioni dei concerti di Mozart di Kempff, il secondo quelle di Perahia. Indimenticabile Kempff nel n. 21 (per il rispetto della scansione ritmica e la preminenza del ruolo dell'orchestra, grazie anche a Bernhard Klee) e Perahia nel n. 22 (per la sua interpretazione dell'Andante).

Il suono e il ritmo: due registrazioni della Symphonie fantastique di Berlioz a confronto

Dutoit con l'Orchestre Symphonique de Montréal, 1984, offre una versione in cui la voluttà e il mistero del suono creano il sogno, realizzando in tal modo il programma della Fantastique. Si tratta di un suono paragonabile per qualità a quello di lussureggiante bellezza dei Berliner dello stesso periodo storico. Ritmicamente è molto piatta, come esecuzione, convenzionale. Mehta con la London Philarmonic Orchestra, 1993, suscita invece prima il sogno e poi l'incubo, con chiaro stacco narrativo e preciso  climax drammatico, tramite un'agogica di tipo demoniaco, in un'interpretazione in cui ad essere centrale è il ritmo.

Il Palazzo incantato di Luigi Rossi

Se non ci fossero stati incidenti con le macchine di scena alla prima, il pubblico avrebbe maggiormente gradito anche l'espressione di un unico sentimento (teoria degli affetti applicata alla lirica)? Avrebbe poi gradito anche il modo minore e l'espressione dell'unico sentimento della tristezza? La lirica sarebbe potuta forse andare in altra direzione, meno drammatica e meno belcantistica? Difficile crederlo, ma certo la musica di quest'opera così criticata come noiosa trasporta in altro mondo, molto remoto, in modo tale che anche la sua andatura processionale e omoritmica (quella sì un po' monocorde) riesce digeribile (cfr. Flavio Testi,  La musica italiana nel Seicento , Bramante Editore, 1970, p. 165, in Storia della musica italiana da Sant'Ambrogio a noi , Bramante Editore).

Due parole sugli 8 studi per pianoforte, Op. 42 di Scriabin

In un alveo espressivo e stilistico schiettamente romantico e che a tratti ricorda esplicitamente lo Chopin degli Studi , Scriabin fornisce qui un esempio di come qualsiasi buona musica, indipendentemente dall'etichetta (spesso quindi proprio in brani e generi come questo che in un'ottica storico-musicale di tipo evoluzionistico sono considerati "di formazione", pertanto minori), anzi, forse proprio grazie all'etichetta o all'insegna misconosciuta o minore, ha modo comunque di esprimere sé stessa, al riparo da qualsiasi pretesa di tipo monumentale (nella quale pretesa,  invece, prima o poi quasi ogni compositore incorre).

Che cos'è Mysterium di Scriabin

 Può essere preso da tre versanti: 1) E' un'opera messianica, escatologica, mistica, non scevra di nietzschianesimo superomistico (ma meno di quanto ne sia intriso Le Poème de l'extase ), con pretese di monumentalità tardoromantica e di esperienza totalizzante di tipo wagneriano. 2) E' un'opera dai confini armonici in perenne sollevazione e confusione, ambigui e contraddittori e pertanto è affine alla Nuova Musica del '900, anche se non è né musica espressionistica (né nella tecnica compositiva, né nella sostanza espressiva), né prettamente o esclusivamente atonale, né dodecafonica. 3) E' un'opera bizzarra e in quanto tale non inquadrabile (quest'ultima è forse la sua caratteristica migliore). E' quanto di più simile, nella musica classica, al genere della fantascienza nella cinematografia.

A proposito di Horowitz

Per quanto riguarda Horowitz, è improprio parlare solo di tecnica o di virtuosismo. Nemmeno la ricerca dell'effetto, o l'esibizionismo, sono i fattori principali. Spesso ci si impunta erroneamente su di una presunta e artificiosa contrapposizione tra chi suona per lo strumento e chi per la musica che esegue. In realtà, in musicisti come Horowitz (al pari di Rampal per il flauto e per certi versi di Karajan con la sua orchestra) ciò che colpisce è l'espressione. Ossia, non possono eseguire nulla senza essere espressivi, senza rendere, di ogni passo di ogni brano, un'espressività che consiste quindi, alla prova dei fatti, in una ricerca metafisica di natura prettamente musicale. Ossia, la musica esiste solo in quanto esprime. Può sembrare un approccio sempre portato in avanti, all'attacco, esposto, mai fermo alla lettera. La lettera, in effetti, per tali musicisti non esiste: non esiste cioè alcun testo da svelare con un'operazione di interpretazione sovrapposta,

Leitmotiv

Uno si aspetterebbe che i leitmotiv (melodie associate ai personaggi di un'opera o a simboli e situazioni ricorrenti nell'opera stessa) fossero un'invenzione di Wagner, quindi della seconda metà dell''800 e invece no, risalgono perlomeno all' Eumelio di Agostino Agazzari, del 1606, come sembrerebbe evincersi da ciò che afferma Flavio Testi alle pp. 126-127 del primo dei due tomi dedicati al '600 della Storia della musica italiana da S. Ambrogio a noi ( La musica italiana nel Seicento , Ed. Bramante, 1972), nel riportare una descrizione del fenomeno (melodie associate ai personaggi) di Nino Pirrotta, alla voce "Agazzari" dell' Enciclopedia dello spettacolo (Roma, 1954).

La verità all'indietro

Come nel caso di Schoenberg che probabilmente inventò la dodecafonia per proteggere il nucleo romantico della sua musica dalla possibile somiglianza della sua musica e della musica in generale con gli orrori della musica di propaganda (in quanto il linguaggio della musica orecchiabile era stato completamente strumentalizzato e asservito, occorreva inventare una musica incomprensibile), così Scriabin (analogamente in fuga dallo schietto linguaggio romantico per motivi che dal punto di vista storico musicale non sono altrettanto chiari) passò presto da un linguaggio romantico a un involuto linguaggio misticheggiante che troviamo in molte delle sue opere mature e tarde per pianoforte e anche nell'indimenticabile  Poema dell'estasi e nell'incompiuto  Mysterium  (quest'ultimo è un vero e proprio affascinante e delirante pasticcio). Per entrambi gli Autori potremmo affermare che la verità si trova all'indietro, in quanto alcune tra le prime loro opere mostrano sincera

Due parole sugli Studi di esecuzione trascendentale S139 di Liszt (Arrau 1974/1976)

Si delinea qui un progetto culturale in qualche modo analogo e affine a quello messo in atto da Pollini con Chopin a partire dalla sua incisione degli Studi Op. 10 e Op. 25 del 1972 e cioè l'approfondimento dell'Autore e la sua elevazione al rango dei grandissimi. In particolare colpisce, di Arrau, l'interpretazione degli studi n. 9, 10, 11 e 12, come se vi fosse un crescendo di profondità dal primo all'ultimo studio della serie, con un incremento esponenziale negli ultimi.

Le riduzioni per pianoforte di alcuni brani di Wagner da parte di Glenn Gould

Riduzione di che cosa? Della monumentalità. Riduzione della monumentalità oscura e sua trasformazione in limpido intimismo estetico, fruibile ad uso domestico. Tale appare l'operazione effettuata da Gould come trascrittore e interprete del preludio del primo atto dei Maestri cantori di Norimberga  e di brani del Crepuscolo degli dei  di Wagner.

Chopinizzazione di Liszt

 Poiché Liszt ha scritto centinaia di brani diversi e ha attraversato diverse fasi creative, a seconda del tipo di programma scelto dall'esecutore viene fornita un'interpretazione e una versione culturale completamente diversa di questo Autore. Nel caso delle incisioni di Lilia Zilberstein 1996, di Valentina Lisitsa 2013, nonché, in parte, di Khatia Buniatishvili 2011, vengono fornite interpretazioni di Liszt, tramite la scelta del programma offerto, che oscillano tra il religioso e il salottiero, escludendo in parte il Liszt più d'avanguardia (ricercatore) o quello più inquietante (del parossismo stilistico e virtuosistico). Sembra quasi che prevalga, nella scelta dei programmi di cui sopra (l'importanza della scelta dei brani, ossia del programma, per la storia della cultura, è fuori discussione, cfr., p.es., di Piero Rattalino,  Piano recital: l'evoluzione del gusto musicale attraverso la storia del programma da concerto , 1992)  una visione personale di tipo irr

Liszt: Berceuse (seconda versione) S174b/R57b

 In brani come questo di Liszt (come anche in alcune delle migliori pagine di Scriabin), si intravvede per un istante la presa di possesso dell'inconcepibile e la sua espressione.

Schubert: Impromptu n. 1 per pianoforte in do minore, D 899 (Op. 90)

Così Glenn Gould su Schubert: "...anche se a molti sembrerà un'eresia, sono ben lungi dall'essere un patito di Schubert e faccio fatica ad abituarmi alle strutture ripetitive tipiche di gran parte della sua musica; l'idea di dover star fermo ad ascoltare i suoi interminabili tentativi mi irrita spaventosamente, è una tortura". (in No, non sono un eccentrico, Torino, EDT, 1989, p. 117; tit. Orig.: Non, je ne suis pas du tout un excentrique, 1986, Librairie Artheme Fayard ; da " Week-end Magazine ", 1956 ). Devo dire che, da profano del pianoforte, concordo con tale giudizio, con particolare, ma non esclusivo riguardo per la musica pianistica (suppongo che il giudizio di Gould si estendesse all'intera musica di Schubert, che del resto in molti luoghi presenta le caratteristiche sopra descritte). Ciò premesso (e aggiungerei anche, quali motivi di disagio per l'ascoltatore di Schubert, il suo continuo utilizzo del contrasto tra piano  e forte  e dell

Ouverture del King Manfred di Carl Reinecke

Genere meraviglioso, che permette di prefigurarsi l'intero dramma di un'opera lirica, senza essere costretti a sorbirsela, ma bensì godendola nei suoi puri valori musicali, ossia puramente strumentali, l'ouverture non si smentisce nel caso dell'opera in oggetto, di Reinecke. L'opera per intero verrà incisa probabilmente tra molto tempo (o mai), e non perché sia peggiore di molte altre, iper-rappresentate, di altri autori, ma solo perché vittima di una congiuntura sfavorevole o di una tradizione meno consolidata. Salvata dall'oblio con un paio d'incisioni, la sola ouverture basta e avanza: così l'ascoltatore può immaginarsi un'opera bellissima.

Il problema della fuggevolezza del tempo (del bello) in musica e la ripetitività come risposta

Il problema in oggetto è ciò che ha relegato la musica al gradino più basso delle arti, perché posso fermarmi a guardare una statua e un quadro e fermarmi a riflettere mentre sto leggendo un passo di una poesia o di un romanzo, ma non posso contemplare con pari tranquillità un passo musicale, se non riascoltandolo. Pertanto la ripetizione è l'unica risposta al problema.

Una promessa mancata

Riascoltando la seconda sinfonia di Carl Reinecke (primo movimento), si fatica a scacciare l'impressione che, date le premesse boschive e fiabesche, la promessa di una grande storia romantica risulti tradita dall'Autore, perché non si esce mai da un ambito esclusivamente eufonico, intrappolati tra due false versioni di Mendelssohn e Brahms. Manca anche l'elemento dialettico (lo sviluppo non si avverte), sicché il romanticismo ne risulta più decorativo che epico. Anche l'elemento sentimentale del romanticismo (a tacere di quello sensuale) è raffrenato, non venendo peraltro sostituito a sufficienza da una componente magica e misteriosa. Ciò ovviamente a confronto con le opere migliori di Reinecke, perché sul suo essere autore romantico non vi sono dubbi.

Solo per flauto e basso continuo (clavicembalo) della prima parte della Tafelmusik di Telemann

A volte piccoli gesti hanno una portata stilistica rivoluzionaria. In aperta opposizione allo stile esecutivo di J.P. Rampal, tutto legato, fluido e incentrato sull'imitazione - da parte del flauto - della voce umana (la quale a sua volta, secondo l'estetica settecentesca, doveva essere imitazione della natura), Jed Wentz (1988) stacca la nota di arrivo di scale e appoggiature (p. es. all'inizio del brano, nell'entrata del flauto, subito dopo la bellissima introduzione del clavicembalo e poi alla fine del brano). Rivoluzionario, rispetto all'eredità dei grandi flautisti del '900, è anche il rifiuto del virtuosismo come matrice interpretativa (anch'esso derivato dal canto, o meglio dalla tradizione belcantistica). Di sicuro, in brani come questo, risulta un approccio nuovo e molto convincente, specialmente perché, a differenza di molte altre esecuzioni su strumenti d'epoca e filologicamente corrette, il suono del flauto non risulta afono e sgradevole.

Grande Storia Universale della Musica Strumentale in Modo Minore

È attesa l'uscita di tale opera fondamentale, probabilmente in 20 volumi di mille pagine ciascuno. Non ne è del tutto chiaro invece l'intento: sembrerebbe infatti, se non impossibile, quanto meno arduo racchiudere un universo come quello del titolo in così poche pagine.

Sonata per tastiera in re minore Illy 34 di Galuppi

In un'esecuzione impreziosita da raffinatezze di per sé artistiche (Matteo Napoli, 2009, Naxos), il primo movimento di questa sonata di Galuppi ricorda lo stato di grazia di Glenn Gould nell'interpretazione (1971) del primo movimento della Suite inglese in la minore di J.S. Bach, con in più la delizia della presenza e della differenziazione delle appoggiature nella sonata di Galuppi e invece, nella Suite bachiana, la delizia della proposizione di un meccanismo che non trova sosta nelle sue geometrie universali.

Dietro l'angolo

Dietro l'angolo si trovano il secondo movimento del quartetto di Haydn, Op. 9, n. 4 (dopo il primo, struggente movimento dello stesso quartetto) e il secondo movimento del quartetto di Haydn, Op. 20, n. 5 (dopo il primo, struggente movimento dello stesso quartetto). Se appaiano fenomenologicamente tali (cioè dietro l'angolo) per come sono fatti e che cos'abbiano in comune e se quel qualcosa in comune riferito alla loro struttura esteriore (una sorta di valzer storto e singhiozzante) abbia veramente a che fare con il loro essere dietro l'angolo, o se invece a renderli tali (dietro l'angolo) sia invece (e in che modo e in che misura) la loro posizione di secondo movimento collocato dopo due tra i più bei primi movimenti dei quartetti haydniani (ma anche il primo movimento del quartetto Op. 17, n. 4 ha un'aura simile, struggente, eppure non è seguito da un movimento del tipo "dietro l'angolo"), è difficile a dirsi. Non esiste, in alcuni casi, una spie

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Nella Grande Storia Universale della Musica Strumentale di Algesio Erbi (20 tomi di 1.000 pagine ciascuno) leggo: Op. 9, n. 2, terzo movimento e Op. 9, n. 4, primo, secondo e quarto movimento (il riferimento è ai quartetti di Haydn) come esempi sommi di bellezza senza appesantimento della forma: singolare come si ricerchi la leggerezza in un'opera, quella di Erbi, peraltro molto pesante.

Il quartetto per archi in Re minore, Op. 76, n. 2 di Haydn

Quando Charles Rosen nel suo Stile classico deplorò come confusa quella splendida epoca della storia della musica che va sotto il nome di stile pre-classico o Empfindsamer Stil (Stile sensibile, o sentimentale), più o meno identificabile con gli anni '60 del '700, e identificabile - tra le altre opere di vario genere e autori vari - nei misconosciuti quartetti Op. 9 di Haydn e in parte in quelli dell'Op. 17 e dell'Op. 20 , non tenne conto della noia data dall'eccesso di simmetria, di cui i primi movimenti del tardo quartetto di Haydn in esame sono un esempio. Di tutto il quartetto si salvano il breve e apodittico terzo movimento, e l'ultimo, per la sua aura di Sturm Und Drang , mentre i primi due rappresentano una simmetria che di per sé dice poco.

La prima sinfonia di Mendelssohn

Proprio negli stessi anni in cui Beethoven, in base a un'estetica evoluzionistica e monumentale (ogni sinfonia dev'essere più lunga, significativa, impegnativa e monumentale della precedente), sia pure perseguita in modo non lineare (in base alla cosiddetta teoria della diversità delle sinfonie pari e dispari in Beethoven, coniata da alcuni musicologi) componeva la sua nona sinfonia, Mendelssohn componeva la sua prima sinfonia: di proporzioni equilibrate, drammatica, snella ed elegante, con uno stile che, secondo un metro di paragone con le sinfonie beethoveniane, potrebbe collocarsi tra la prima e la seconda sinfonia di Beethoven (quindi, in base ad una logica evoluzionistica, "indietro di venticinque anni"). In merito alla leggerezza, la prima sinfonia di Mendelssohn è da considerarsi storicamente più promettente della nona di Beethoven.

Romantico felice? Un'analisi estetica del quartetto in fa minore, Op. 80, di Mendelssohn

Ad un primo movimento dalla drammaticità concitata e addirittura straziante nello sviluppo, non segue una parentesi lirica, ma bensì un secondo movimento che costituisce quasi il secondo tempo del dramma. L'ultimo movimento riprende e rafforza il climax di concitazione, quasi che l'Autore si fosse prodigato nel superare sé stesso e nel dimostrare una capacità espressiva di segno opposto rispetto ai luoghi comuni sul suo stile.

Il secondo movimento del terzo quartetto, Op. 44 di Mendelssohn

Il moto perpetuo in ritmo di saltarello, analogo a quello del quarto movimento della sinfonia Italiana, in un brano in forma di scherzo con struttura di rondò (ABA), è qui più vellutato che nella sinfonia e le note ribattute, in particolare del violoncello, ricordano le onde del mare e a tratti anche quell'atmosfera soffusa e frenetica che ha reso celebre lo scherzo del Sogno di una notte di mezza estate .

Tre versioni del terzo movimento della Suite lirica di Berg

Secondo un approccio interpretativo di tipo fenomenologico-psicoanalitico (osservazione del fenomeno-ascolto del vissuto), nella versione del brano del quartetto Lasalle 1971, si sente lo stacco di due episodi, in cui gli strumenti imitano un'inquietante pioggia ("come ci si sente, quando questa ci sorprende", in termini fenomenologico-psicoanalitici). Nella versione del quartetto Juilliard 1970, l'espressionismo non risulta pervenuto ("è solo piacevole la sera là fuori", in termini fenomenologico-psicoanalitici). In quella dello Schoenberg Quartet del 2000-2001, non si nota né la piacevolezza estetizzante della versione del quartetto Juilliard 1970, né il vissuto espressionistico così chiaro della versione del quartetto Lasalle 1971 ("non si riesce a cavare una forma", in termini fenomenologico-psicoanalitici).

La superiorità estetica del quartetto per archi rispetto ad altri generi di musica strumentale

Scrive l'immaginario critico musicale Algesio Erbi, nella sua Grande storia universale del quartetto d'archi : "Data per presupposta la superiorità della musica strumentale su quella vocale, per tutte le ragioni indicate da quegli Autori dell''800 passati in rassegna così bene da Carl Dahlhaus nel suo L'idea di musica assoluta (Firenze, La nuova Italia, 1988, Tit. Orig.: Die Idee der Absoluten Musik , Kassel, 1976), possiamo tranquillamente affermare anche la superiorità estetica del quartetto d'archi rispetto ad altri generi di musica strumentale. Rispetto alla sinfonia, il quartetto presenta il vantaggio di rendere pressoché impossibile il ricorso da parte del compositore alla retorica magniloquente: quanto deve durare un movimento, prima di morire di noia? Quanto deve essere prolungato un crescendo, prima di chiamare un'ambulanza? Quanto dev'essere forte un tutti, prima di chiedere un risarcimento per possibili danni all'udito? Con buona pa