A proposito di Horowitz

Per quanto riguarda Horowitz, è improprio parlare solo di tecnica o di virtuosismo. Nemmeno la ricerca dell'effetto, o l'esibizionismo, sono i fattori principali. Spesso ci si impunta erroneamente su di una presunta e artificiosa contrapposizione tra chi suona per lo strumento e chi per la musica che esegue. In realtà, in musicisti come Horowitz (al pari di Rampal per il flauto e per certi versi di Karajan con la sua orchestra) ciò che colpisce è l'espressione. Ossia, non possono eseguire nulla senza essere espressivi, senza rendere, di ogni passo di ogni brano, un'espressività che consiste quindi, alla prova dei fatti, in una ricerca metafisica di natura prettamente musicale. Ossia, la musica esiste solo in quanto esprime. Può sembrare un approccio sempre portato in avanti, all'attacco, esposto, mai fermo alla lettera. La lettera, in effetti, per tali musicisti non esiste: non esiste cioè alcun testo da svelare con un'operazione di interpretazione sovrapposta, precedente o successiva all'atto esecutivo e che come tale sancisce la distanza tra autore, opera, interprete e ascoltatore. E non esiste nemmeno, per tali interpreti, l'operazione di resa fedele della nota scritta con il conseguente sforzo (come in Pollini) della traduzione e della resa più meticolosa possibile del segno in suoni. Si tratta invece, per tali interpreti, di un altro tipo di approccio. E' un approccio legittimo e soprattutto ciò che sembra stupefacente è che tale approccio appare naturale, non solo nel senso della sprezzatura virtuosistica (che consiste nel fare apparire facili cose difficilissime), ma proprio nel senso di connaturato: la musica come espressione e l'espressione come connaturata alla musica. In tal senso anche il virtuosismo si fa strumento interpretativo: non l'arretrare di fronte alle difficoltà (o il dissimularle, come invece fa Arrau, investendole di profondità), ma affrontarle bensì di petto e di slancio costituisce il nocciolo di una musica che ritrova nel guizzo fulmineo del gesto uno dei suoi significati originari. Il virtuosismo viene inteso quindi, in maniera lisztiana, come un modo di manifestare sé stessa da parte della musica, non come una manifestazione di egocentrismo da parte dell'esecutore.

Commenti

Post popolari in questo blog

Il sublime in musica

Il problema dell'interpretazione

Celibidache e la fenomenologia in musica