Il Nunc Stans e Beethoven
Il Nunc Stans e il problema del
dinamismo beethoveniano. Il Nunc Stans è l’attimo sublime che diviene eterno
perché è come una veduta di scorcio del paradiso, non importa
quanto lunga o breve. Se noi paragoniamo questo ai momenti di
dinamismo (le esplosioni del fortissimo in seguito a tensioni
agogiche e dinamiche, i ritmi e gli andamenti marcati e concitati,
l’espressione gioiosa, ecc...) notiamo come queste facciano parte
del coté della volontà di potenza e come riportino al versante
umano dell’espressione musicale. Come si conciliano questi due
versanti? Il primo movimento della quarta sinfonia di Beethoven ne è un esempio
eclatante. L’introduzione lenta risponde alla prima istanza (Nunc
Stans) mentre l’inizio effervescente del primo tema è un esempio della seconda esigenza. Le due non si pongono in contraddizione e non si
annullano reciprocamente, ma sono senz’altro in rapporto dialettico
tra loro. Si tratta di stabilire la vera natura di tale rapporto. Io
propenderei per una visione di tal genere: rappresentano, questi due
momenti, i due aspetti della notte e del giorno, della luce e del
buio. Se vogliamo, dello spirito e della materia, o della vita eterna
e di quella terrena. Il fatto che esse non stridano, ma siano
integrate, o meglio alternate, rispecchia la concezione
estetico-morale-spirituale della vita, della divinità e dell’arte
di tipo schilleriano nella quale Beethoven credeva profondamente e
che costituisce il suo ideale estetico, musicale e umano. Si potrebbe
anche identificare la musica e l’arte in generale come tramite tra
i due mondi che sono comunque i due lati della realtà, come anche
secondo Schelling, oltre che Schiller.
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