Il quartetto con pianoforte di Schumann


Il secondo movimento del quartetto con pianoforte di Schumann è un moto perpetuo (caratterizzato da alcuni contrattempo che ne fanno il fascino ritmico) intervallato da due episodi, di cui il primo pare la rappresentanza stessa del sublime, mentre il secondo sembra rivestire maggiormente una funzione retorica di preparazione del finale.
Il primo episodio intermedio è caratterizzato da una melodia intensamente romantica, che circola ben presto in tutte le voci assumendo forma contrappuntistica.
Se si sta attenti, nell'esecuzione, a non sottolineare troppo i pizzicato che la sostengono (e che rischiano di ricordare il mandolino, facendone una banale serenata all'italiana) questa melodia incarna l'afflato romantico par excellence: il continuo sottrarsi alla villa (le inflessioni mondano-salottiere di parte della melodia stessa) per fuggire nel bosco, guardando da lontano la villa illuminata nell'oscurità della notte (l'anima ultra-romantica di questa melodia).
Uso quest'immagine non soltanto per cercare di trasmettere la vena notturna che la melodia in questione esprime così bene, ma anche per suggerirne l'estrema potenza immaginifica, nonché una specie di vena di follia, di delirio, di volo folle che questa melodia incarna.

Col terzo movimento viene sviscerata la pretesa romantica di esprimere l'assoluto.
La melodia ricercatamente sublime che lo contrassegna ha qualcosa di difficilmente concepibile per una mentalità novecentesca: è un inaudito languire in un languore senza fine.




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