"Storie" della musica


Nonostante siano pochi gli anni e i chilometri che separano l’anno ed il luogo di composizione de Le Rouet d’Omphale (1871) di Camille Saint-Saëns (Parigi 1835 - Algeri 1921) da quelli dei Wunderhornlieder (1892-1901) di Gustav Mahler (Boemia 1860 - Vienna 1911) la differenza tra i mondi messi in gioco non potrebbe essere più radicale: tanto questo si abbevera alle fonti della luttuosità tipica dell’Europa fin de siècle, quanto quello espande una leggerezza tipica della tradizione francese, capace di ritagliarsi spazi pieni di charme in ogni epoca della storia della musica.
Mentre i Wunderhornlieder vedono la luce in una temperie artistica ed umana che, attraverso le proprie turbolente vicende private, esprime certi cupi presagi della quasi imminente grande guerra, la vivacità sublime del poema sinfonico di Saint-Saëns rischia quasi, al confronto, di apparire fuori dalla “Storia”.
Ma quanto poco abbiano senso tutti gli stereotipi sulle pretese “correnti” storico-musicali lo dimostra - per esempio - l’opera di Richard Strauss (Monaco 1864 - Garmisch 1949) che, pur essendo contemporaneo di Mahler e pur operando nello stesso ambiente, compone in modo completamente diverso: la sua musica è armonicamente molto varia e, dal punto di vista estetico, esprime il lato “in luce” (ma non per questo falso) del periodo. Bisogna quindi rifarsi per ogni Autore, anziché a labili considerazioni pseudo-storicistiche, alle scelte poetiche e formali di fondo le quali riflettono, prima del resto, il temperamento personale.
Non mancano certo a taluni compositori epigoni e discepoli più o meno diretti: tale è il caso di Mahler e non di Richard Strauss. Mahler ispirerà tutta la cosiddetta seconda scuola di Vienna (Schoenberg, Webern e Berg), inserendosi così nel solco di quella tradizione germanica artefice dell’ascesa e del declino degli strumenti formali “classici” (forma sonata e tonalità); Richard Strauss seguirà invece un percorso estetico più personale che, senza stravolgere la forma della tradizione, ne esprime insospettabili doti di freschezza e varietà. Che l’uno sia più determinante in sede di valutazione storica rispetto all’altro nulla ha a che vedere con il valore estetico in sé dell’opera complessiva dei due Autori, valore che ci impone di ragionare in termini di assolutezza atemporale, o comunque in termini di una storia dei mondi poetici e dell'estetica musicale che non coincidono e non si esauriscono con le categorie stilistiche descritte nella storia della musica.

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