Sempre il suono innanzitutto

La volutamente affettata pseudo-semplicità para-mozartiana con cui Michelangeli conduce l'esordio del pianoforte nel primo movimento del primo concerto di Beethoven, con Giulini sul podio, costituisce l'espressione di una provocatoria maniera, e già dalle prime acciaccature e poi dagli accordi durante la ripresa del tema principale del pianoforte al minuto 5,30, si nota qualcosa di strano e di sospetto, oltreché di inauditamente bello: Michelangeli fa risplendere le dissonanze date dalle acciaccature e da alcuni accordi, sicché si intuisce che la forma dei temi è solo una trama su cui egli intesse un preziosissimo broccato e damascato di grappoli di note belle come perle, e il suono diventa magicamente il regista incontrastato della sua interpretazione, il concerto risultando solo ormai un canovaccio volto a dar risalto alla bellezza di quel suono.

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