Schumann è un bravo ragazzo?


Se noi prendiamo due pesi massimi di tal fatta, riesce difficile istituire l'optimum. Però si possono cogliere alcune differenze di carattere, aldilà del virtuosismo. Nel caso di Richter, una concezione più fluida della scansione ritmica e una maggiore escursione dinamica sono gli strumenti espressivi al servizio di una concezione che si potrebbe definire quasi dostoevskiana ante litteram del concerto di Schumann, in cui vi è un elemento quasi demoniaco. Nel caso di Pollini invece, ritroviamo una logica quadrata, assai nobile negli intenti come nella realizzazione, ma che parrebbe tradire una sorta di petitio principii a proposito dell'innocenza del romanticismo schumanniano: Schumann pare qui un bravo ragazzo che rivela la propria giovane età, i propri sogni. Richter sembra dimostrare il contrario. Tra i molti passi in grado di asseverare la notata differenza interpretativa tra i due, vi è la coda del primo movimento: magica, scoppiettante e jazzistica in un caso (Richter) e fatta rientrare più o meno a forza nei ranghi classici nell'altro (Pollini).

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