Il Nunc Stans e Brahms
Il Nunc Stans e l’hic et nunc. Mentre
il primo è l’attimo che diventa eternità, il secondo è l’attimo
fuggente dei cirenaici. La musica oscilla tra questi due poli.
Poniamo Brahms, per esempio. In Brahms i due poli sono alternativi e
spesso rudemente non integrati tra loro. Ciò significa che, ad
esempio nel primo concerto per pianoforte di Brahms, vi sono dei laghi
blu, o bagliori, corrispondenti al Nunc Stans, alternati con dei
momenti di Streben qualificabili come hic et nunc. Parrebbe ovvio concluderne che tale non
integrazione corrisponde a una mancata integrazione del risultato
artistico, invece non è così. Anche se in Brahms i momenti di Nunc Stans baluginano – non integrati – tra le maglie della struttura
formale, il risultato ne è che la “veduta di scorcio” dei Nunc Stans medesimi risulta ancora più sublime. Se poniamo il sublime
come condizione di veduta dall’alto di una felicità inconsapevole,
la musica di Brahms ne incarna pienamente l’ideale. La vita
programmata e con un fine sarebbe perciò rappresentata dalle maglie
strutturali sonatistiche, laddove i momenti di abbandono, l’amore e
gli altri imprevisti sarebbero rappresentati dalle
melodie slegate dal contesto, emergenti e formicolanti, come
attaccate con lo scotch alla struttura.
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