Sulla musica strumentale barocca


Da dove viene la sua armonia, il suo essere "in pace col mondo", tuttavia nient'affatto scevro di passione, ma non una passione sradicata dal mondo (con la scissione perenne io/mondo, come nei romantici), bensì felice di essere al mondo?
Da dove viene tutto questo, se non dal fatto che la musica strumentale barocca è concepita per (e composta in) situazioni conviviali?
Il sublime della musica strumentale barocca sta in un sano "con" (In tal senso, mi pare, cfr. Carl Dahlhaus, La musica dell'ottocento, 1990, La Nuova Italia Editrice, Scandicci - Firenze, pp. 278-279, Tit. Orig.: Die Musik des 19. jahrhunderts, 1980, Akademische Verlagsgesellschaft Athenaion, Wiesbaden Lizenzausgabe mit Genehmigung des Akademische Verlagsgesellschaft Athenaion)Se infatti prendiamo in considerazione i brani strumentali barocchi che sono diventati famosi anche grazie al fatto di essere stati inseriti in un film come colonna sonora (per esempio l’Adagio del Concerto per oboe in re minore di Alessandro Marcello, inserito nel film Anonimo veneziano), oppure grazie alla loro particolare orecchiabilità, notiamo che si tratta di melodie bellissime e molto espressive, quali si ritrovano anche in molta musica strumentale di periodi successivi, primo tra tutti il periodo romantico.
A tale proposito mi sembra si debba rilevare una notevole somiglianza tra le aspirazioni lirico-sentimentali espresse in molta musica strumentale barocca e le medesime aspirazioni espresse da molta musica romantica.
In senso lato le melodie degli “adagi” contenute nei concerti barocchi possono essere assunte a paradigma della grande melodicità che i romantici faranno propria oltre un secolo dopo: per esempio, il terzo tempo del 2° concerto per pianoforte di Brahms, o meglio la bella melodia di apertura (e chiusura) del violoncello assomiglia vagamente alla celebre aria della terza Suite orchestrale di Bach.
Occorre dunque riflettere sulla vicinanza sostanziale tra la crema del romanticismo e i capolavori strumentali barocchi, osservando però quella che è senza dubbio la differenza di fondo, quanto a mentalità, tra il Barocco e il Romanticismo musicale.
Mentre infatti i grandi affreschi melodici del Barocco permangono in una dimensione di oggettivazione dei sentimenti e del “senso dell’umano”, la vena melodica dei romantici mira ad essere espressione diretta, vissuta in tutti i suoi contrasti, di quei sentimenti e di quell’umanità.
L’elemento di continuità, di assenza di contrasti (di “convivialità”, appunto) propria della musica barocca viene quindi rovesciato, nella musica romantica (che pure quanto a lirismo e melodicità è simile a quella barocca) in un’apoteosi del contrasto, anzi nella rappresentazione diretta della scissione uomo/mondo.
La malinconica bellezza di molte melodie romantiche è dunque differente dall’oggettivazione dei sentimenti propria delle melodie barocche, che pure sono le lontane progenitrici delle melodie romantiche.
Mentre le grandi melodie barocche esprimono un’armonia col mondo, ignare di qualsiasi scissione, e vedono i sentimenti umani dall'alto (anzi, il sentimento umano, preso uno alla volta, in base alla cosiddetta Teoria degli affetti) le melodie romantiche sono espressione di una frattura della realtà.
Le melodie romantiche sono figlie delle melodie barocche solamente per via della medesima aspirazione alla cantabilità, ma esse, a differenza delle loro progenitrici, cantano la frattura del reale con se stesso.

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