La nona di Beethoven
La nona di Beethoven è difficile da
concepire soprattutto perché v’è sopra una patina di mito, tale
quale che per la quinta, ma che le ha nuociuto più che alla quinta. Il tratto
più interessante del primo movimento è, da un lato l’apertura verso
il futuro, dall’altro lato la domanda, intensa e drammatica sul
versante umano, della mancata ostensività della giustizia divina del
mondo nel mondo stesso (teodicea). Tale interrogativo drammatico
trova una forma piena, come di tempesta, tale da far impallidire, con
ondate successive, per intensità e durata, il già strabiliante
episodio del temporale nella sesta. Mi riferisco in particolare alla sezione centrale, in cui viene riproposto insistentemente il primo tema in mezzo al rullare incessante, insistente e infinito dei timpani. Altro momento topico della drammaticità e della proposizione del problema della teodicea è la coda del primo movimento, che si potrebbe definire la coda perfetta, ossia la più imponente, la più drammatica di tutte le code, di più, la regina e la madre di tutte le code. Il tema principale della domanda
sulla giustizia viene svolto nel primo movimento per cerchi concentrici, in una spirale
ascendente di incredibile drammaticità e potenza. L’apertura al
futuro è sottolineata dal ruolo aereo di primo piano dei legni, che
con le loro volute ritmate si intrecciano agli archi e al tema
principale. Direi che per apoditticità il primo movimento della nona supera tutti gli altri movimenti beethoveniani. La soluzione
proposta dal finale della sinfonia, di apertura alla spiritualità e moralità schilleriane,
rappresenta uno scarto e una sorpresa rispetto a quelle domande del primo movimento, che in quanto domande erano così convincenti. Lo stesso
inno alla gioia paradossalmente potrebbe sembrare meglio interpretato se si pensa
alla sofferenza invece che alla gioia. L'intiera sinfonia, nel suo complesso, sembra una lotta tra un senso
di spiritualità immanente, in cui si cercano schillerianamente di elevare e trasfigurare i
sentimenti e le sofferenze umane (il finale della sinfonia), ed un senso di potenza da leone in gabbia (retaggio dell'espressione beethoveniana della forza, presente in tutte le sinfonie e che ha il suo emblema nel primo movimento della quinta) che trova ancora sfogo a tratti (il primo movimento). Oltre che qui sul blog, argomenti riguardanti la nona e le altre sinfonie di Beethoven si trovano in alcune mie opere.
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