Rampal e il virtuosismo del suono, dello staccato, dei passaggi rapidi

Day Thorpe, critico musicale per il Washington Star , ha scritto: "...Il virtuosismo della tecnica nei passaggi rapidi <di Rampal> semplicemente non può essere indicato a parole ". Jean-Pierre Rampal - https://it.qaz.wiki/wiki/Jean-Pierre_Rampal.

  Mi sembra che questa citazione renda al meglio il senso di incredulità che si manifesta all'ascolto di alcuni passaggi rapidi specialmente nella musica contemporanea, in cui si passa in una frazione di secondo da un capo all'altro del registro grave e di quello acuto con variazioni dinamiche e agogiche che - a quella velocità - parrebbero impossibili non solo da controllare, ma bensì perfino da concepire: mi riferisco in particolare (ma  - beninteso - non soltanto) ai brani per flauto e orchestra di Katchaturian, Jolivet, Ibert.

Analogo accenno all'incredulità vale per lo staccato di Rampal, se si può definire così quella che sembra a certe velocità più che altro una diversa articolazione del legato, o meglio una diversa articolazione, o "disposizione quantica" della rotondità del suono, la cui stupefacente bellezza (e qui sta il punto) rimane inalterata anche nei passaggi di velocità estrema. In ciò, oltre che per molti altri aspetti (ma questo è il più indubitabile), Rampal rimane maestro insuperato e detiene il primato di una tecnica (mi verrebbe da dire di una tecnologia, se ciò non richiamasse malamente la robotica) insuperata e misteriosa anche per gli addetti ai lavori.



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