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Un confronto tra due Rampal

Concerto di Blavet per flauto e archi in La minore, secondo movimento. Nella versione del 1955 (Dir. Paillard, orch. Ensemble Instrumental Jean-Marie Leclair) abbiamo un fraseggio manierato, marmorizzato, miniaturizzato ( à la Michelangeli). L'edizione del 1970 (Dir. Paillard, orch. Paillard) presenta invece un fraseggio più sciolto, più orecchiabile. In particolare nell'edizione più risalente, vengono porti in appoggiatura i finali delle frasi, mentre nella seconda versione i finali delle frasi vengono eseguiti con fioriture libere, volte a "sciogliere" il battere. Si verifica qui quel processo di progressiva elusione metrica che Rampal prediligerà sempre di più nel corso della sua carriera, venendo a costituire una personale concezione del ritmo (notevole anche il fatto che simili differenze esecutivo-interpretative siano avallate dal medesimo direttore d'orchestra: forse è l'Ensemble Instrumental Jean-Marie Leclair ad essere più purista?). Comunque è prefe...

Impressionismo estrema propaggine del romanticismo?

 Nonostante tutte le "istruzioni" storicamente corrette ricevute in riferimento alle presunte due (o più) vie della storia della musica, in particolare del XIX secolo, diramantisi l'una dall'area germanica (romanticismo) e l'altra dall'area francese (impressionismo), ascoltando la sonata L. 137 di Debussy per flauto e arpa (Rampal, Laskine, 1962) viene da chiedersi: non è che invece l'impressionismo è l'ultima propaggine del romanticismo?

Rampal e il virtuosismo del suono, dello staccato, dei passaggi rapidi

Day Thorpe, critico musicale per il Washington Star , ha scritto: "...Il virtuosismo della tecnica nei passaggi rapidi <di Rampal> semplicemente non può essere indicato a parole ". Jean-Pierre Rampal - https://it.qaz.wiki/wiki/Jean-Pierre_Rampal.   Mi sembra che questa citazione renda al meglio il senso di incredulità che si manifesta all'ascolto di alcuni passaggi rapidi specialmente nella musica contemporanea, in cui si passa in una frazione di secondo da un capo all'altro del registro grave e di quello acuto con variazioni dinamiche e agogiche che - a quella velocità - parrebbero impossibili non solo da controllare, ma bensì perfino da concepire: mi riferisco in particolare (ma  - beninteso - non soltanto) ai brani per flauto e orchestra di Katchaturian, Jolivet, Ibert. Analogo accenno all'incredulità vale per lo staccato di Rampal, se si può definire così quella che sembra a certe velocità più che altro una diversa articolazione del legato, o meglio una...

Suite in do minore di J.S. Bach, BWV 997 per flauto e clavicembalo (Rampal/Veyron-Lacroix, 1967)

 Nascosto sotto le mentite spoglie di un'innocente suite per liuto, si trova uno dei più tormentati e drammatici, lirici e profondi brani del tipo Sturm und Drang mai composti: a patto di abbandonare ogni fola pseudo-filologica legata all'uso degli strumenti d'epoca.

L'arte virtuosistica

L'arte virtuosistica consiste nella creazione del bello a partire dal suono e dall'agilità di fraseggio. Parte di questo procedimento comprende la velocità come elemento fondamentale. Un'altra parte di questo procedimento comprende una funzione superiore rispetto alla velocità che è l'agilità. In realtà la velocità è una funzione dell'agilità. L'agilità può agire su più piani, per esempio nel passaggio da un suono all'altro molto distanti tra loro come frequenza. L'agilità può intervenire anche come passaggio dal piano al forte e dal forte al piano, come cambiamento di timbro repentino. Con tale termine di agilità possiamo delineare e definire un'arte in grado di creare un oggetto-mondo. L'oggetto-mondo è in movimento e costituisce un universo esplorabile nelle sue varie parti.

Primo movimento del concerto per flauto e archi di Quantz in do minore, n. 108, QV 5:32

Vi è quel brevissimo frammento di frase di una bellezza esasperante, quasi un motivo che esce allo scoperto per pochi istanti, con un effetto di sorpresa analogo a quello della spuma del mare che s'abbatte all'improvviso sugli scogli, ma che non viene sviluppato e che la parte del flauto solista non enuncia mai, e gli archi solo due volte, una all'inizio e l'altra alla fine del brano: una di quelle perfezioni in piccolo che da sole valgono tutta la musica, il mondo, la vita. L'incisione cui faccio riferimento si trova al CD n. 20  di Rampal, The Complete Erato Recordings , III 1970-1982 ed è stato registrata da Rampal nella Villa Simes il 22 e il 23 ottobre del 1982 a Piazzola sul Brenta.

Rampal e la contemporaneità

Nella strepitosa interpretazione del concerto per flauto (orig. violino) di Kachaturian, rampal dimostra la scioltezza virtuosistica e l'energia dirompente della sua arte in un modo così adamantino da far pensare con dubbio alle sue interpretazioni di musica barocca come alla vera novità della sua arte, come asserito dalla maggior parte dei critici, giacché invece, o almeno parimenti, è la sua arte contemporanea, a mio avviso, ad aver lasciato maggiormente il segno nella storia dell'interpretazione.