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Review of the imaginary Great Universal History of the String Quartet

This important, imposing, powerful and ponderous work (more than two thousand pages divided into six tomes of encyclopedic format, published by Qp Editore) represents perhaps the highest peak of musicological research of the great Algesio Erbi. It is impossible to list here the merits with completeness of detail, the particular, incisive operations of research and rediscovery transfused therein. We limit ourselves to pointing out only a few of the many merits of the work. Starting from the origins of the string quartet as a form of entertainment, explored down to the smallest details, the author rightly (and how could it be otherwise?) finds its roots in Haydn, with particular emphasis on the too often neglected Op. 9, so pervaded with tensions in pure Empfindsamer Stil , not forgetting the contemporary production of Boccherini, too often left in the shadows or the object of only generic praise and lacking in detailed analysis. On the subject of national schools, it is worth rememberin...

Recensione della immaginaria Grande storia universale del quartetto d'archi

Questa importante, imponente, poderosa e ponderosa opera (più di duemila pagine suddivise in sei tomi di formato enciclopedico, edita da Qp Editore) rappresenta forse la vetta più alta delle ricerche musicologiche del grande Algesio Erbi. Impossibile elencarne qui i meriti con completezza di dettaglio, le particolari, incisive operazioni di ricerca e riscoperta ivi trasfuse. Ci limitiamo a segnalare soltanto alcuni dei numerosi pregi dell'opera. Partendo dalle origini del quartetto d'archi come divertimento, scandagliate fin nei minimi dettagli, l'Autore ne ritrova giustamente (e come potrebbe essere altrimenti?) le radici in Haydn, con particolare accento sulla troppe volte trascurata Op. 9, così pervasa di tensioni in puro Empfindsamer Stil , non tralasciando né la coeva produzione del Boccherini, troppe volte rimasta nell'ombra o oggetto di elogi soltanto generici e privi di analisi dettagliate, né la ancor più misconosciuta produzione quartettistica di Vincenzo Manf...

Un confronto incrociato tra le esecuzioni del primo concerto per pianoforte e orchestra di Brahms (Pollini 1980 e Gould) e del secondo concerto per pianoforte e orchestra di Brahms (Pollini 1977 e Zimerman-Bernstein)

Impareggiabile per stile epico il primo concerto per pianoforte e orchestra di Brahms di Gould, ma ugualmente mitologica l'esecuzione di Pollini 1980, sempre nel primo concerto per pianoforte e orchestra di Brahms, all'enunciazione del secondo tema da parte del pianoforte. Indubbio cavallo di battaglia di Pollini il secondo concerto per pianoforte e orchestra di Brahms (1977), ma, nel terzo movimento, Abbado adotta un andamento più lento rispetto all'esecuzione di Bernstein-Zimermann. In particolare, l'apertura del violoncello solista nel terzo movimento sembra più convincente nell'edizione dei Wiener con Bernstein, rispetto a quella dei Wiener con Abbado (1977). Segnalo  il mio saggio su Glenn Gould  per chi volesse approfondire la sua estetica.

Ultimo movimento del quartetto, Op. 32, n. 5 di Luigi Boccherini

In un movimento che assomiglia a un moto perpetuo, ma che è in forma sonata, con un classicissimo sviluppo nella parte centrale, la particolarità maggiore sta nel fatto che l'inizio del movimento stesso presenta, a mo' di risposta in un dialogo già avviato, la seconda metà del tema principale, che viene invece esposto  dall'inizio solamente un poco più avanti, nella sua interezza.  Come un dialogo, asimmetrico, pre-classico ed in perfetto Empfindsamer Stil, nonostante risalga probabilmente al 1780, già epoca aurea dello stile classico, secondo la classificazione di William S. Newman ( The Sonata in the Classical Era,  University of North Carolina Press, 1963).

Larghetto del quartetto in La maggiore, Op. 32, n. 4 di Luigi Boccherini

Se è vero, come accennato da Dahlhaus ( Carl Dahlhaus, Beethoven e il suo tempo, Torino, EDT,  1990, p. 91, Tit. Orig. Ludwig van Beethoven und Seine Zeit, 1987, Laaber-Verlag, Laaber), che il movimento lento della sonata o del quartetto assume centralità nello Stile Sensibile (laddove nella sinfonia classica tale centralità l'assumerà l'allegro), anche come svincolo della musica strumentale da quella vocale con l'assunzione del ruolo - da parte della musica strumentale - di "musica assoluta" (ruolo che sarà fatto proprio dai romantici), allora l'accusa di frivolezza mossa a Boccherini da Charles Rosen nel suo Stile classico  (Milano, Feltrinelli, 1982, Tit. Orig.: The Classical Style, The Viking Press, New York, 1971; prima edizione italiana, 1979, Milano, Feltrinelli) - (Cfr. le definizioni della sua musica come "blanda e perfino anodina", p. 53 e, sui quintetti, la definizione di "brani piacevoli, ma scialbi", p. 306) è confutata da bran...

Ludwig Tieck e la musica strumentale

"Autonoma e libera", contrapposta a quella vocale che "è e rimane declamazione oratoria, per quanto sublimata" ( cit. in Carl Dahlhaus, Beethoven e il suo tempo, Torino, EDT,  1990, p. 78, Tit. Orig. Ludwig van Beethoven und Seine Zeit, 1987, Laaber-Verlag, Laaber). Liberi dal significato, in quanto ogni cosa diventa significante ed allude ad altro, ad un "altro" indefinito. E così all'infinito, con rimandi all'infinito: poesia o metafisica? O entrambe?

Ultimo movimento del quartetto Op. 46, n. 4 di Boccherini

La perfetta manifestazione dello stile Sturm und Drang . Più in generale, la facilità di passaggio da uno stile di una serenità rarefatta a momenti di melos malinconico e drammatico dimostra la compartecipazione del Boccherini quartettista allo stile sensibile.