Post

Primo movimento del concerto per flauto e archi di Quantz in do minore, n. 108, QV 5:32

Vi è quel brevissimo frammento di frase di una bellezza esasperante, quasi un motivo che esce allo scoperto per pochi istanti, con un effetto di sorpresa analogo a quello della spuma del mare che s'abbatte all'improvviso sugli scogli, ma che non viene sviluppato e che la parte del flauto solista non enuncia mai, e gli archi solo due volte, una all'inizio e l'altra alla fine del brano: una di quelle perfezioni in piccolo che da sole valgono tutta la musica, il mondo, la vita. L'incisione cui faccio riferimento si trova al CD n. 20  di Rampal, The Complete Erato Recordings , III 1970-1982 ed è stato registrata da Rampal nella Villa Simes il 22 e il 23 ottobre del 1982 a Piazzola sul Brenta.

Rampal e la contemporaneità

Nella strepitosa interpretazione del concerto per flauto (orig. violino) di Kachaturian, rampal dimostra la scioltezza virtuosistica e l'energia dirompente della sua arte in un modo così adamantino da far pensare con dubbio alle sue interpretazioni di musica barocca come alla vera novità della sua arte, come asserito dalla maggior parte dei critici, giacché invece, o almeno parimenti, è la sua arte contemporanea, a mio avviso, ad aver lasciato maggiormente il segno nella storia dell'interpretazione.

Il cambio di pettinatura della donna amata

Così come il cambio di pettinatura cambia il volto e quasi la personalità della donna amata, allo stesso modo nell'esecuzione della musica barocca dare un diverso valore metrico alle appoggiature definisce un'interpretazione completamente diversa del brano, secondo le scelte che vengono effettuate. Così, per esempio, nell'adagio del concerto in sol per flauto e archi di Pergolesi, dare una minore durata all'appoggiatura del mi sul fa diesis nella frase iniziale, come fa Rampal/Scimone 1976, rispetto a Rampal/Ristenpart 1963 (singolare il fatto che Rampal/Ristenpart 1955 faccia come Rampal/Scimone 1976), può dare un'aria maggiormente dinamica e forse meno rigorosa (ma più affascinante) all'intera prima frase e perciò, forse, all'intero brano. Tralasciamo pure il fatto che per il concerto in sol potrebbe trattarsi di uno pseudo-Pergolesi, altrimenti la ricerca della verità interpretativa potrebbe apparire sempre più faticosa e la stessa verità sempre più lonta...

Aura mitica

 Nell'aura mitica, tra le probabilmente più di 300 incisioni di Rampal, e tra le meno di 100 che ho potuto acquisire all'ascolto, metterei: sonata di Loeillet per flauto e chitarra e di Giuliani per flauto e chitarra (proprio quell'LP), concerto di Mercadante in mi minore (la registrazione con Scimone come direttore), adagio del concerto di Pergolesi in sol. In queste esecuzioni si verifica quella che in altri scritti ho definito " intersezione ": un concetto estetico di mio conio che indica ciò che si crea quando si sovrappongono e rafforzano, ossia vengono a coincidere il mondo poetico dell'esecutore e quello dell'autore o meglio del brano, per cui si poetizza il luogo e il momento dell'esecuzione al pari del brano e dell'autore (come se si collegassero tra loro i mondi poetici).

Prokofiev, Hindemith, Martinu: sonate per flauto e piano, Rampal - Lacroix 1956

 Esibizione muscolare di forza e quasi di ferocia virtuosistica, questa incisione di Rampal non si fa problemi di meditazione: lo slancio vi predomina. Tuttavia, inconsapevole, un'aura mitica la pervade. Singolare il fatto che 11 anni dopo, nella sonata di Prokofiev incisa da Rampal e Lacroix nel 1967, a una maggiore raffinatezza ed equilibrio dell'interpretazione non corrisponda altrettanta estasi.

Aura mitica 2

Nel precedente post avevo scritto di come Rampal avesse la capacità di "intersezione", da me descritta in precedenti saggi di filosofia della musica. Tale capacità è assolutamente unica nel suo genere e identifica non solo un virtuoso di grandezza immensa, ma anche un artista veramente grande. Si tratta della capacità di unire alla perfetta realizzazione della propria ideale visione della bellezza poetica di un brano, la capacità di fare rivivere, poetizzandoli, il luogo, il pubblico e il tempo in cui si è svolta l'esecuzione stessa. Non avrò quindi solo la percezione dell'opera che viene eseguita, ma anche quella di quel particolare evento concertistico in cui quell'opera è stata eseguita. P.S.: nonostante la somiglianza lessicale e una certa assonanza concettuale, non c'entra - la qui descritta "aura mitica", o "intersezione"- con il concetto di aura descritto da Walter Benjamin nel suo celebre saggio L'opera d'arte nell'epoc...

Rampal/ Johann Stamitz concerto in do maggiore (III - Prestissimo)

Qui Rampal sparge virtuosismo con una generosità folle. La stessa cura dei dettagli diviene costituzionalmente impossibile perché viene travolta da una furia virtuosistica che rende indistinguibile l'errore dalla sprezzatura. Ed è soprattutto quest'ultima, insieme all'energia inesauribile e sempre proiettata in avanti, a costituire la cifra stilistica distintiva di questo interprete la cui agilità assoluta di fraseggio e l'imperitura, metafisica bellezza di suono sono un mistero anche per gli addetti ai lavori. Si può parlare di sprezzatura per questo tipo di virtuosismo che più che travolge tutto.