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Lo "Stabat Mater" di Pergolesi nell'interpretazione di Abbado del 1968

Come scrive Zurletti , ogni risultato (anche ottimo) in Abbado è mediato dalla culturalità. Nello Stabat Mater di Pergolesi il nunc stans , cioè l’istante che si dilata ad eternità sublime, è raggiunto attraverso il filtro culturale: in questo caso, viene in mente l’arte visiva, in quanto la staticità, l’assenza di palpitazioni agogiche dell’esecuzione, richiamano apertamente la ieraticità, la solennità e la staticità delle pitture rinascimentali, in ispecie quelle dell’iconografia religiosa. Il sublime è concentrato nel contrasto tra il rigore agogico da un lato e - dall’altro - l’ampia eppur raffinata escursione  dinamica . Il risultato è ottimo, anche se si vorrebbe, all’ascolto, che venisse perpetrata qualche trasgressione, di tanto in tanto, al rigore agogico. Lo Stabat Mater è opera eccezionale per la sua essenzialità espressiva, che riesce a conciliare nella sua struttura e nel suo organico ridotti all’osso, la passionalità malinconica e umana del Barocco strume...

Schoenberg da due punti di vista

Se consideriamo l'arco generale della produzione schoenbergiana le vedute d'insieme, da parte della critica, sono molteplici, e possono giungere ad esiti contrapposti tra loro pur restando formalmente tutte corrette. Basti citare ad esempio, da una parte, la famosa critica di Adorno , che vede nel progressivo dissolversi del sistema tonale attuato con l'arte schoenbergiana un processo drammatico dalle radici politico-sociali (Theodor Wiesengrund Adorno,  Philosophie der neuen Musik , Tubingen, 1949; trad. it. di G. Manzoni,  Filosofia della musica moderna , a cura di Luigi Rognoni, Torino 1959) e, dall'altro lato, la prospettiva essenzialmente tecnica e anti-drammatica dalla quale Glenn Gould guarda Schoenberg. Gould arriva infatti ad affermare che non è "il caso di drammatizzare troppo lo sconvolgimento subìto dal placido mondo della Belle Epoque. Che cosa fosse il dolore lo si sapeva già prima di Guglielmo II... <è> un grave errore interpret...

L'Eden mozartiano

Se ci troviamo nell’Eden mozartiano , l’imperativo è la dimenticanza dei mali del mondo. Tale è il motivo per il quale la prima impressione del mondo mozartiano sull’ascoltatore è quella del ristoro. Le pene del mondo vengono dimenticate a favore dell’epifania di un mondo parallelo nel quale tutto fa parte del circolo della bellezza, pertanto ogni impulso drammatico, ciascun colpo di scena – pure presenti in varia foggia e misura – devono rientrare e rientrano nel circolo della bellezza, ivi conglobati perché quel mondo rappresenta il mondo, ma investito di luce positiva, o quale copia positiva, quale mondo parallelo, o superiore, o sognato, o ideale. Pertanto il male non è superato perché non si contrappone quale mondo a sé, ma fa parte di quel mondo, mescolato insieme a tutte le altre sfumature che lo connotano. Nella composizione mozartiana pertanto non vi è volontà di concatenazione ferrea degli eventi musicali, perché non v’è dimostrazione di alcunché. La successi...

Una minuta di riflessioni estetico-musicali

Chopin , Brahms , Cajkovsij , Mahler , Schubert , Schumann , Shostakovich . E’ possibile comparare mondi simili? Chopin, apparentemente, sembrerebbe il più sentimentale dei compositori. Il suo è un mondo così vaporoso, affascinante, ma Chopin dietro i ghirigori da salotto nasconde una malinconia insondabile. Schumann gioca con la fatuità, ma la drammatizza contrapponendola a una sorta di fuga nella natura. Schubert, in opere come la serenata o la sonata in la minore per violino, del romanticismo pare la quintessenza. Penso che il romanticismo abbia un apice, o un ideale, e che questo sia Schubert (o Schumann). Se noi prendiamo Franck , erede schubertiano, o Reinecke , erede mendelssohnniano , epigoni entrambi, vediamo come essi siano quintessenze del tardo romanticismo, o decadentismo, ad esser cattivi, o romantici minori. Direi che l’elemento boschivo (fuga regressiva e istintuale nella natura) vi predomina. Brahms è un romantico in maglie classiche: le maglie dell...

Tra due (anzi tre) accordi

https://www.youtube.com/watch?v=KCXalr9IgPE&t=139s Se si prende l'intervallo di tempo tra: 1) il penultimo accordo ; 2) l'accordo pianissimo  che fa da eco a quello che io chiamo il penultimo e 3) l'accordo conclusivo della cadenza del pianoforte, alla fine del primo movimento del primo concerto di Beethoven , suonato da Michelangeli , con Giulini sul podio, si avverte, in tutta la sua enorme portata, la voragine, la vertigine di fronte all'immensa potenza della natura, ciò che Kant definì come sublime nella Critica del giudizio . In questo caso, quando cioè l'artista riesce ad esprimere il sublime, si fa egli stesso natura e lascia gli spettatori sbalorditi di fronte ai propri prodigi come di fronte ad un'immensa voragine naturale. E si può altresì toccare con mano come i dettagli possano assumere (debbano assumere) un'immensa forza espressiva e come l'arte sia rendere vivo ciò che apparentemente è inerte. Mi riferisco al fatto che la distanz...

I colori del minuto ''5,30

https://www.youtube.com/watch?v=KCXalr9IgPE Nel primo concerto per pianoforte e orchestra di Beethoven , diretto da Giulini , Michelangeli produce un suono come di un organo colorato, al minuto ''5,30, (ripresa del tema da parte del pianoforte). Sentire, al confronto, i grigiori brendeliani nello stesso passo ( https://www.youtube.com/watch?v=YeuyV8DA1bE ).

Quale Mahler?

Le interpretazioni bernsteiniane di Mahler affondano le loro radici nel dolore, come si conviene a un direttore che vive la musica come una serie discontinua di esaltazioni del presente (qui da intendere come "passato che irrompe nel presente", annientandolo e facendosi presente senza speranza di futuro), un direttore che la vive cioè come piacere-dolore, sia pure con mille sfumature qualitative. Quella di Bernstein è un'interpretazione tardoromantica che si avvolge nel dolore, fino a perdervisi,  à la   Proust . Ma c'è anche un altro modo di intendere Mahler, altrettanto grande: quello del suo contemporaneo Bruno Walter . Il suo è un modo di interpretare Mahler che ne esalta la componente lirica, ma non il dolore esistenziale, e che si rifà al primo romanticismo, in cui non vi è l'espressione del dolore, ma una fresca esaltazione del sentimento (quindi con una maggiore componente di speranza). Quale di questi due Mahler scegliere? Quello lirico e sere...